Raccontare Napoli senza banalità oleografiche: oggi e domani a Torino si terrà il Forum del Libro-Passaparola (www.forumdellibro.org), uno dei focus è dedicato alle periferie urbane e tra i relatori c’è Edgar Colonnese, direttore editoriale del progetto Edizioni San Gennaro, una costola della fondazione che opera nel Rione Sanità. Siamo nel cuore della città: insediamento di epoca greca, antico luogo di sepolture, nel Seicento sede di splendidi palazzi nobiliari, nel Settecento Murat isola l’area bypassandola con il ponte che collega il centro con la Reggia di Capodimonte. Ai primi del Novecento nel quartiere fiorivano il laboratori per realizzare scarpe, borse, guanti, molto apprezzate le sartorie. Un mondo spazzato via dai paradigmi industriali del secondo Novecento.
Il vuoto progettuale lasciato dalla politica ha creato le condizioni per tramutare il Rione in una periferia nel centro cittadino, dove lo spaccio ha sostituito la produzione artigianale. Ma la storia non si cancella. Così intorno alla parrocchia di Santa Maria alla Sanità, che nel quartiere chiamano la chiesa del Monacone in omaggio al patrono San Vincenzo, un gruppo di ragazzi della zona ha dato vita alla cooperativa La Paranza: attraverso la Fondazione San Gennaro, hanno riaperto al pubblico le catacombe di San Gennaro e San Gaudioso. Poi è arrivata la coop di restauro, l’orchestra Sanità ensemble e la casa editrice, di cui parliamo con Colonnese.

Com’è nata la casa editrice?
Chiara Nocchetti aveva raccolto le storie dei ragazzi de La Paranza e le aveva proposte sui social: la capacità di ridare vita alle catacombe, cambiando traiettoria al loro stesso destino, è una straordinaria esperienza dal basso. Sono stati invitati persino in Giappone per raccontare come fruire dei beni culturali. Ho proposto a padre Antonio Loffredo di fare una casa editrice per valorizzare distretto culturale della Collina di Capodimonte. A ottobre è partito il progetto: il primo libro, Vico esclamativo, in cui sono riunite le storie raccolte da Chiara, è andato esaurito in tre settimane e lunedì arrivano le ristampe. Lo distribuiamo nelle librerie indipendenti, abbiamo un accordo non organico con Feltrinelli, si può acquistare on line e nel book shop delle catacombe.

Cosa prevede il piano editoriale?
Il prossimo titolo riguarda una revisione della seicentesca Cantata dei pastori di Andrea Petrucci. Nel testo originale il personaggio di Sarchiapone non c’era, ma nei paesi a nord della cintura di Napoli nel Settecento la contaminazione popolare ha modificato il racconto. Alla Sanità da almeno 25 anni va in scena una Cantata senza Sarchiapone ma con Peppiniello: questo personaggio ha la sua origine in un paggetto in abiti seicenteschi spagnoleggianti ritratto nella chiesa del Monacone, il suo aspetto ricorda il monacello della tradizione napoletana. Come Sarchiapone o Pulcinella, rappresenta la coscienza popolare. Il libro conterrà testo e note a cura di Piero Gargano, la postfazione di Bruno Forte, le fotografie di Sergio Siano. Distribuiremo il libro anche nel carcere di Poggioreale. Angelo Petrella, invece, dirige la collana dedicata ai narratori contemporanei e alle opere ambientate nel quartiere, come Il sindaco del Rione Sanità di Eduardo De Filippo o i libri di Francesco Mastriani. Stiamo coinvolgendo scrittori che di solito pubblicano con case editrici del Nord. Questa è una factory, uno spazio per la città, un modello di aggregazione tra autori e persone di estrazioni molto diverse che possono coabitare uno spazio tosto ma bello.
Cosa racconterà a Torino?
Racconterò della possibilità, attraverso l’editoria, di avvicinare un mondo che non si conosce, dei benefici sociali e anche politici che il settore può avere. Proietterò un video di Giacomo Gatti, tratto da Il fattore umano, in cui parlano i ragazzi della Sanità che sono in affido, ragazzi che sono stati ai domiciliari o in carcere. Nel libro Vico esclamativo non volevo pubblicare le foto dei loro volti ma hanno preteso che ci fossero: non hanno paura di mettersi a nudo e non si vergognano. Oggi li trovi a fare le guide nel loro quartiere, hanno avuto il coraggio e la forza di cambiare il paradigma della loro vita. A Torino dirò che siamo disponibili a lavorare con altre realtà, ci stiamo conquistando una nostra riconoscibilità senza banalità oleografiche.
I suoi genitori hanno iniziato l’attività di librai editori…
Nel 1965 i Colonnese aprirono una libreria: era un presidio militante, a piazza Luigi Miraglia. Il ciclostile serviva per i cataloghi come per i volantini a sostegno delle lotte operaie. I libri in vendita erano raccolti tra i compagni, gli scaffali erano ricavati da cassette della frutta. Del Libretto rosso di Mao furono vendute 10mila copie. Io ho iniziato 33 anni fa, ho provato e ancora provo a fare rete.