Cataldo Baglio, Giovanni Storti, Giacomo Poretti, un trio che ha saputo spopolare prima in teatro, poi anche in televisione, poi anche al cinema. Da venticinque anni la loro comicità surreale ha fatto ridere grandi, piccoli e vecchi. Ora sono loro che si dipingono come vecchietti in questa nuova esperienza su grande schermo: Fuga da reuma park. Già nel lontano Su la testa i tre avevano indossato i panni dei pensionati. Ora si spingono oltre, costruendo un canovaccio che parte dal luna park dell’Idroscalo milanese, trasformato in singolare ospizio, con loro tre che si ritrovano completamente smarriti. Giovanni offre cibo a pesci e piccioni, Giacomo vive in una grottesca roulotte, inchiodato sulla sedia a rotelle, scontroso e bombarolo, Aldo arriva stralunato in furgoncino dalla Sicilia accompagnato dai due figli (Ficarra e Picone, spacciati per gemelli omozigoti, idea di viaggio che accompagna i titoli di testa e si rivelerà la migliore di tutto il film). Riconosciutosi e ricompattatosi il trio cerca di sopravvivere alle angherie di Ludmilla, Silvana Fallisi in versione kapo russa particolarmente fastidiosa. Il pretesto permette di rivedere vecchi brani del ricco repertorio che spazia dagli animali (cammello, struzzo e avvoltoio), ai sardi, dagli svizzeri a Pdor figlio di Kmer, con citazioni tafazziane qua e là. L’obiettivo è fuggire dal ricovero lager per raggiungere Rio de Janeiro in barca. ù

Girato tra l’idroscalo, piazza Duomo e il Naviglio, praticamente sotto casa, il racconto dà l’impressione di essere una forzatura. Gli appassionati di Aldo, Giovanni e Giacomo avranno modo di trovare (e soprattutto ritrovare) momenti spiritosi, ma siamo piuttosto lontani dal loro cinema, qui sembra di essere di fronte a una serie di escamotage volti solo a rinfrescare i momenti più riusciti di una carriera straordinaria cui è delegata la comicità. I tre hanno detto di avere forzato in chiave surreale «questo film celebra il nostro mondo come nessun altro prima d’ora».

Balle. Basta accendere la tv o guardarsi un dvd con i loro film precedenti (ma andrebbero bene anche le antologie televisive e teatrali) per accorgersi come la loro comicità abbia sempre saputo creare un mondo particolare che sapeva andare ben oltre la realtà per trovare spunti brillanti capaci di scatenare risate irrefrenabili. E non basta riflettere e disseminare la storia di umori funebri (anche questo avevano già fatto, meglio, in Così è la vita) o quantomeno da terza età. Il retrogusto del film persiste a lungo. Ma non risulta piacevole, lasciando affiorare il dubbio che si tratti di una sorta di atto dovuto.

Troppa è la stima per Aldo, Giovanni è Giacomo, quest’ultimo poi autentico appassionato e conoscitore di cinema, per pensare che Fuga da reuma Park (diretto da loro tre con Morgan Bertacca) possa essere considerata la loro migliore possibile realizzazione cinematografica attuale. Speriamo che il loro pubblico li possa premiare ancora (intorno il panorama comico è desolante) augurandoci che ritrovino l’elisir di giovinezza e con quello tutta la loro autentica forza.