L’ex presidente Ricardo Martinelli potrà ricandidarsi alla vicepresidenza di Panama nel 2019? Così ha deciso il Tribunale Elettorale rispondendo a una richiesta di Rodrigo Sarasqueta, costituzionalista e membro del partito Cambio Democratico (Cd). Sarasqueta, che intende correre per la presidenza alle elezioni del 2019, vuole come vice l’attuale deputato al Parlamento centroamericano (Parlacen).

Martinelli è sotto inchiesta per peculato, intercettazioni illegali, malversazione di fondi e storno dei finanziamenti del Programma di aiuto nazionale (Pan): reati commessi durante il suo mandato (2009-2014). Contro di lui, l’Interpol ha anche emesso un’allerta rossa e rischia 21 anni di carcere. Nel frattempo è fuggito a Miami e il Ministero degli Esteri ne ha richiesto l’estradizione.

L’articolo 193 della Costituzione politica della repubblica vieta a un ex presidente di ripostularsi come vice almeno per un lasso di 10 anni. Il parere del Tribunal Electoral «non è da considerarsi vincolante», tuttavia la sentenza è esplicita. E nel paese dei paradisi fiscali tutto può essere. Martinelli ha però fatto sapere tramite twitter di non essere interessato. Le primarie di Cambio Democratico si realizzeranno a maggio del prossimo anno.

Insieme a Ecuador e Salvador, Panama ha dollarizzato la propria economia e insieme ad altri 14 paesi – tra i quali, in America latina il Guatemala, il Costa Rica e l’Uruguay – figura nella lista grigia stilata dall’Ocse per l’assenza di controllo sulle transazioni finanziarie. Le grandi fortune non beneficiano però quell’oltre 27% della popolazione, prevalentemente indigena, che vive in povertà.

L’attuale presidente (conservatore) Juan Carlos Varela è stato uno dei primi ad aver incontrato Donald Trump: che tiene alla cura dei suoi hotel sul posto e dei suoi interessi economico-militari, che passano per il Canale di Panama e per il mantenimento degli equilibri nel continente a lui favorevoli.