I funerali della ragazza veneziana Valeria Solesin ci ricordano ancora una volta l’importanza della grave perdita di un’italiana giusta, impegnata, dedita al proprio dovere e alla solidarietà, aperta agli altri e al futuro, studiosa e preparata. E, dopo la strage di Parigi dello scorso 13 novembre, ci evidenziano – con la sua famiglia, così civile e pacata seppur immersa in un dolore immenso – il valore di una comunità consapevole dei contorni di una tragedia cui non si deve rispondere con rancore e vendetta, ma – oltre che con la fermezza, con la solidarietà e la compassione, con l’umanità e la condivisione.

Un altro italiano, Vittorio Arrigoni – attivista contro l’occupazione militare israeliana dei Territori palestinesi – anche lui vittima nel 2011 del terrorismo a Gaza, terminava molti suoi discorsi ed interventi con l’adagio: restiamo umani. Di fronte alle tragedie di questo pianeta, alle violenze e alle ingiustizie, alle guerre e al terrorismo, bisogna restare umani senza mai farsi trasformare dall’odio e dalla violenza, dal risentimento e dalla vendetta bestiale.

Valeria era una volontaria di Emergency e quella umanità e compassione le aveva messe in pratica nella sua opera di volontariato.

Il suo volto, con il suo sorriso aperto ed il suo temperamento erano la migliore espressione di una umanità solidale, dell’apertura al mondo e ai suoi popoli. E le parole e i gesti civili e sereni della sua famiglia – alla notizia della morte, in un momento così tragico di fronte ad una perdita incolmabile – nella organizzazione del suo ultimo ricordo e dei suoi funerali, ci consegnano l’idea di una Italia di cui avremmo bisogno di fronte allo smarrimento che ognuno di noi prova di fronte al terrorismo e alla guerra. «Noi crediamo nei valori che non dividono le persone», ha detto il papà di Valeria.

Un’Italia giusta capace di fronteggiare il terrorismo non con la parola delle armi, ma con le armi della parola, con le espressioni civili della solidarietà, con la testimonianza di pace, con la ferma irriducibilità ad ogni espressione di vendetta, con l’impegno a continuare in ciò che è giusto. Come faceva Valeria Solesin, tutti i giorni.