«Il femminismo che porto avanti io è quello di Achille Lauro. Che non è legato esclusivamente alla figura della donna ma è allargato anche agli uomini, alla tematica gender e gender fluid, in quanto tutti siamo esseri umani. È un movimento che spinge affinché ognuno possa sentirsi libero di abbracciare se stesso in tutte le sue mille sfaccettature, sviluppando tutti i propri lati, maschili e femminili. Credo nel diritto di poter creare la propria immagine come si preferisce, senza limiti culturali, sociali, storici o di altra matrice. È un femminismo che abbraccia tutti i generi, anche quelli indefiniti. Achille Lauro è femminista. È avanguardia. Ovviamente non corrisponde alla totalità della popolazione ma è una fortissima spinta in avanti. E le spinte trainano. E prima o poi arrivano tutti a capire».

ECCOLA Myss Keta, con i suoi occhiali scuri e il suo «bavaglino» chic di lamè, che invece di soffocare, amplifica le parole diffondendo concetti disponibili a tutti. Keta e Lauro elargiscono generosità intellettuale al festival, rendendo disponibili messaggi fino a poco tempo fa incomprensibili se non indigesti. Mettono in pasto alle pop tv italiane italiani le loro mascherine, di velluto o di glitter, i loro tacchi e la loro libertà in maniera tanto spudorata quanto adorabile. E la nonna li ama. Li capisce. E qui scatta il passaggio da pensiero in cultura, «Non bisogna mai sottovalutare-dice Keta-la voglia che ha la gente di freschezza e di novità. Magari pensa di non volerla e poi invece la desidera». Questo festival cominciato con un passo indietro è per Myss un’onda anomala su cui surfa alla grande.

HA CHIUSO un 2019 in cui è uscito Paprika, è stata in tour ovunque, ha iconizzato Le ragazze di porta Venezia e oggi è protagonista  dell’Altro Festival ed è anche salita sul palco dell’Ariston insieme a Elettra Lamborghini. È appena stata invitata, a metà aprile, dalla Camera di Commercio italiana in Giappone al festival Italia Amore Mio!. Non si ferma la sua conquista del mondo: «Il bello del progetto Myss Keta è che non è mai statico. È importante misurarsi sempre con situazioni diverse che mi permettono di scoprire lati di me che non ero riuscita a tirare fuori prima. Anche all’Ariston sento di aver preso e dato. Sto ancora aspettando una chiamata di Claudia Mori. Per me la cosa più bella è sempre imparare».

TANTI sono i suoi riferimenti femminili, da Madonna a Jo Squillo a Sabrina Salerno, Gaga, la Carrà…tra gli uomini, ça va sans dire, Bowie. La maschera è un mezzo artistico funzionale al concept Myss Keta, «io sono me stessa anche al 200 per cento. La maschera mi rende leggera, come a carnevale: ci si mette il costume per far emergere lati inaspettati. Non so come il progetto si evolverà, non voglio gabbie. Con il collettivo Motel Forlanini siamo sempre aperti a nuove sfide, Myss Keta non è mai chiusa su se stessa. È un personaggio e non si denaturalizza, vive situazioni diverse ma con le redini in mano». Adesso che il carrozzone sanremese sta per finire, ha voglia di tornare in studio e rimettersi a lavorare. E anche «di un giorno intero in una spa. Ne ho bisogno».