Chiusa l’epopea di Games of Thrones, quasi fosse un nuovo Santo Graal, i network televisivi e i colossi dello streaming si sono messi alla ricerca di un progetto che avesse tutte le carte in regola per bissare il successo della serie tratta dai libri di George R. R. Martin. I primi ad arrivare al traguardo in ordine di tempo sono i tipi di Netflix che hanno messo in produzione The Witcher – da ieri in streaming in contemporanea mondiale. Otto episodi – ma la seconda stagione è già in lavorazione – ispirati ai bestseller di Andrzej Sapkowski, la saga fantasy diventata anche vendutissimo videogame, con protagonista il cacciatore di mostri Geralt di Rivia – qui interpretato da Henry Cavill che per l’occasione «cela» i suoi occhi azzurri con spaventose lenti a contatto ambrate. Ambientato in un mondo in cui l’essere umano è ridotto in uno stato ferino e si rende protagonista di assolute nefandezze e atrocità, Geralt viene pagato per eliminare i mostri che minacciano castelli e villaggi. Ricercato e al contempo odiato, subisce l’ostracismo degli uomini che lo denigrano per le sue mutazioni che gli permettono una sensibilità e una maggiore acutezza dei sensi oltre a un suo personale codice morale.
COSÌ FRA STREGHE, maghi, elfi e paesaggi da incubo (splendidamente disegnati), avventure che Sapkowski ha immaginato nelle pagine dei suoi libri, il medioevo distopico si fa metafora del presente. Certo il raffronto con Games of Thrones, che ha ridefinito la concezione di serialità come poche altre fiction è ben presente, ma The Witcher – adattato da Lauren Schmidt Hissrich, mantiene una sua personalità definita ben caratterizzando i suoi personaggi.
SOPRATTUTTO quelli femminili, come la maga Yennefer (Anya Chalotra) che sacrifica tutto – amore, amicizie – per un aspetto dirompente (è nata con una malformazione fisica) associato alle sue bramosie di potere. O la principessa Cir (Freya Allan), ignara dei suoi poteri fino a quando la sua famiglia viene sterminata. Dovrà fuggire dal regno di Cintra quando e le viene detto di mettersi in contatto con Geralt, perché lui è la chiave del suo destino. Una serrata trasposizione dove nulla ci viene celato: dolori, sopraffazioni, violenze, capace però di mantenere una sua cifra poetica.