«Non possiamo mettere veti in Europa come fanno gli amici di Meloni e Salvini», è la battuta con la quale da giorni nel Movimento 5 Stelle si cerca di convincere i dubbiosi sulla riforma del Mes. Ne abbiamo parlato con Filippo Scerra, che presenterà la posizione del M5S alla camera e che in queste lavora per far rientrare il dissenso. Se si eccettuano alcuni irremovibili, pare che anche Alessandro Di Battista abbia dato indicazioni di non mettere a rischio il governo.

Cosa dirà domani in aula?
Si discuterà la risoluzione, la maggioranza darà l’indirizzo politico a Conte per andare a trattare. Non si parlerà solo di riforma del Mes ma anche di ambiente, di Brexit e di vaccini. Quanto al Mes, stiamo lavorando senza sosta per allargare a una buona platea di parlamentari la risoluzioni, tra riunioni interne e vertici di maggioranza. Stiamo cercando di lavorare a una risoluzione più condivisa possibile.
Sta dicendo che la riforma del Mes passerà in secondo piano rispetto ad altri traguardi?
Ci sono obiettivi da indicare al presidente del consiglio. Guardiamo a risultati contingenti e futuri. In aula diremo che è fondamentale che si sblocchi la trattativa sul Recovery fund. Abbiamo cambiato i paradigmi dell’Unione. Siamo centrali negli assetti dell’Europa. Penso all’alleggerimento della disciplina sugli aiuti di stato, alla battaglia per l’annullamento del debito Covid e la sospensione del patto di stabilità, quei parametri antistorici vanno superati e in aula lo diremo. Sentire Meloni dire che Orbán fa bene difende la sovranità della sua nazione ci fa capire il livello delle opposizioni.
Settori della maggioranza vi accusano di essere anti-europeisti per la vostra diffidenza nei confronti del Mes.
Il Mes stesso è antitetico al concetto di comunità europea. Il M5S ha dimostrato di essere europeista, magari in maniera critica. Penso alla lettera del 25 marzo scorso quando Conte insieme al premier spagnolo ha cominciato a parlare di condivisione dei rischi. In quel momento si pensava che non ce l’avremmo mai fatta. Se ora abbiamo un’Europa più solidale è anche merito nostro.
Il Mes è una scusa per far fuori il M5S dalle gestione del Recovery fund?
L’impressione c’è e il dubbio viene. Se il M5S e Conte programmano il futuro con 209 miliardi mettiamo le basi di un paese nuovo. Abbiamo dimostrato di essere in grado di farlo con la gestione della pandemia. È giusto che continuiamo noi a fare questo lavoro. Chi spera che nella prossima fase non ci saremo si sbaglia.
Al vostro interno, qualcuno pensa di risolvere col Mes questioni rimaste in sospeso agli Stati generali?
Io penso che non si debbano porre veti in Europa. Ma devo dire che in questi giorni ho discusso con molti colleghi e ho trovato persone che dibattevano sul merito della risoluzione. Sarò ingenuo ma non ho visto secondi fini. Tutti critichiamo il Mes ma ci sono due modi per affrontare la risoluzione. Negli ultimi giorni abbiamo fatto il salto di qualità che ci consente di trovare il consenso di molti.
Che numeri si aspetta?
L’altro giorno abbiamo discusso per otto ore e ieri abbiamo fatto altrettanto. Il mio obiettivo come vicepresidente del gruppo e capo dell’area internazionale alla camera è coinvolgere tutti.
Chi vota no è fuori?
Sono decisioni che prende il capo politico, non spettano a me. È ovvio che chi fa la scelta di votare contro la risoluzione si prende le sue responsabilità.