Interrogato sulla caccia ai cosiddetti «responsabili» Clemente Mastella ha detto a questo giornale che il più democristiano tra i politici contemporanei è Beppe Grillo.
L’affermazione è parsa più di una battuta quando ieri il co-fondatore del Movimento 5 Stelle ha condiviso un testo che invita «tutti i rappresentanti del popolo a contribuire uniti a sostenere, in uno dei momenti più bui della sua storia, il paese» visto che «non può esistere in questo momento una differenza tra maggioranza e opposizione». Il documento trasuda tanto ecumenismo da lasciare adito a interpretazioni che parevano auspicare la nascita di un governo istituzionale. Per questo Grillo ha dovuto restringere il campo delle ipotesi, e precisare che Giuseppe Conte è un tassello irremovibile. Il che ha chiarito: i destinatari dell’appello sono proprio i «responsabili».
In tutto ciò, di democristiano c’è davvero qualcosa più di una suggestione. L’autore del testo che ha cominciato a circolare proprio mentre Conte saliva al Colle, è il deputato del M5S Giorgio Trizzino. Medico palermitano, Trizzino è considerato l’anello di congiunzione tra il mondo grillino e il Quirinale. Da ragazzo ha frequentato il «Gruppo politica giovani» di Piersanti Mattarella e non si fa problemi a rivendicare la sua formazione. «Io posso essere definito democristiano – dice al manifesto – Beppe direi di no». Quella che chiama «coincidenza» tra lui e Grillo è dovuta al fatto che «Beppe è una persona concreta». «Era già successo che condividesse una mia riflessione sulla legge di bilancio -prosegue Trizzino – l’avevo paragonata alla spartizione del bottino dei pirati dei Caraibi. Anche questa volta ho cercato di evidenziare quello che abbiamo sotto gli occhi ma non vogliamo vedere».
All’inizio della legislatura i due ebbero modo di incontrarsi. Fu in quell’occasione che Grillo chiese a Trizzino chi glielo faceva fare di lasciare il suo posto di direttore sanitario per andare in parlamento. Il fatto è che Trizzino ha una missione per conto della sua storia Dc. Ha sempre rivendicato il suo ruolo di scout dentro al M5S, non ne ha mai nascosto i limiti ma ha spesso sostenuto che i 5 Stelle hanno incanalato la richiesta di rinnovamento politico che veniva dal paese. In questi anni ha lavorato alla nascita del governo col Pd e, prima che questo smettesse di essere un tabù tra i grillini, ha chiesto che si dotassero di una normale struttura partitica.
«In questo momento – riflette ancora – l’unica cosa che un parlamento serio deve fare è riunirsi attorno al presidente del consiglio o magari al presidente della repubblica. Solo nel nostro paese assistiamo a questa critica disordinata e deforme». Nonostante tutto, e dopo aver ascoltato le parole con le quali Matteo Renzi ha annunciato le dimissioni delle ministre, Trizzino è convinto che «alla fine la responsabilità prevarrà: Renzi brancola nel buio quando indica le cose che per lui non vanno, solleva questioni pretestuose». A partire dal Mes sanitario, che pure lui (altro tabù violato) era favorevole a prendere. «Il voto non conviene a Italia Viva, e il paese, che non lo capirebbe», dice. Poi cita il presidente Mattarella e il suo elogio dei «costruttori». Insomma, dottor Trizzino, moriremo democristiani anche nella legislatura del M5S primo partito? «Lei parla ad un cattolico democratico – sorride Trizzino – Ho votato per la Dc più volte fin quando è esistita. Ma non può ritornare, dobbiamo avere una visione progressista che io penso che il M5S abbia individuato tra i suoi valori. Il problema è il metodo, e non è semplice. Un conto è declamare, un altro governare. Per farlo dobbiamo smettere di essere mediocri».