Domani i 2 milioni e trecentomila gallesi aventi diritto andranno alle urne per eleggere i sessanta membri del senato nazionale, la ex National Assembly of Wales, ora celticamente ribattezzata Senedd (parlamento, in gallese) esattamente da un anno e con sede a Cardiff. I leader dei maggiori partiti, compreso il laburista Keir Starmer, sono in pieno rush finale da campagna. Starmer deve recuperare i sei seggi persi nelle ultime, calamitose politiche del 2019 sotto la leadership di Jeremy Corbyn. Se ci riesce – e si tiene i 29 che ha attualmente – il Labour resta il primo partito.

Il Galles – che è laburista quasi da prima che esistesse il Labour, alle ultime elezioni nel 2016 non aveva raggiunto la soglia per governare da solo ed è entrato in coalizione con i Libdem e i nazionalisti del Plaid Cymru. Il primo ministro del governo (devoluto dal 1999) è il leader del Labour gallese Mark Drakeford. Costui potrebbe garantire al partito una buona vittoria: la sua gestione dell’emergenza epidemica ha riscontrato la pubblica approvazione (un po’ come quella fatta finora registrare da Johnson in Inghilterra, nonostante il catastrofico incipit).

L’attuale clima di disunione che interessa il Regno – con la Scozia che filerebbe dritta verso un nuovo referendum secessionista qualora i nazionalisti al potere stravincessero, come ci si attende – si manifesta anche qui, anche se in misura ridotta.

Sull’estenuante questione delle bandiere nazionali, il Labour è per altra e migliore devoluzione, mentre il Plaid vorrebbe ovviamente l’indipendenza, anche se i numeri dei con-nazionalisti scozzesi per ora se li sogna.

Sarà una tornata elettorale comunque segnata dalla pandemia, con un flusso alle urne che si preannuncia relativamente ridotto. Il Senedd – che dal ri-battesimo si è riunito soltanto via monitor – legifera su salute, istruzione, trasporti e fisco.

Quanto a Starmer, il suo sguardo domani sarà fisso in casa per l’annunciata batosta del seggio di Hartlepool nell’ex red wall – la settentrionale roccaforte working class perduta nel 2019 da Corbyn – dove si vota per le amministrative. E dove i Tories sfoderano un sondaggistico vantaggio di diciassette punticini.