Al suo terzo discorso di fine anno, da quando è diventato il leader nord coreano, Kim jong-un ha aperto alla possibilità di un nuovo dialogo con la Corea del Sud, in nome di un cambiamento nei rapporti tra i due paesi, formalmente ancora in guerra, dato che mai è stato firmato un armistizio dalla fine del conflitto (dichiarato concluso nel 1953).

Kim apre così il 2015 con un segno diametralmente opposto a quello con cui aveva chiuso il 2014, ovvero il delirante comunicato contro gli Stati uniti, nel quale aveva definito Obama come «una scimmia in una foresta tropicale».

«La Corea del Nord è pronta – ha assicurato Kim nel suo discorso di fine d’anno – a scrivere una nuova storia nelle relazioni tra Nord e Sud. Non abbiamo alcuna ragione per non tenere discussioni al più alto livello. Noi faremo tutti gli sforzi per far avanzare il dialogo e i negoziati». L’ultimo contatto «di alto livello» tra i leader delle due Coree risale al 2007, quando si incontrarono a Pyongyang l’allora presidente sudcoreano Roh Moo-Hyun e il «Caro Leader» nordcoreano Kim Jong-il.

L’offerta del giovane Kim segue quella fatta nei giorni scorsi dal ministero dell’Unificazione sudcoreano Ryoo Kihl-Jae, che ha proposto colloqui di alto livello con Pyongyang da tenersi a gennaio. Al momento non ci sono state reazioni dalla Corea del Sud, se non un generico, «vedremo se accetteranno le nostre richieste di dialogo», espresse dal ministero dell’Unificazione, anche perché Pyongyang ha ormai abituato ai cambiamenti repentini, talvolta dettati dall’umore del leader e non tutti prenderanno sul serio la proposta di Kim.

Sul quale potrebbe anche pesare la decisione della Cina di porre fine alla tensione nell’area, in un momento in cui sono in ballo importanti accordi commerciali. La situazione in Asia infatti è decisamente fluida. All’ultimo incontro dell’Apec gli Usa di Obama hanno subito un pericoloso scacco da parte della Cina, il cui riavvicinamento con la Corea del Sud, dal punto di vista economico, ha costituito proprio uno dei tanti momenti di svolta.

Pechino torna ad avere un’influenza determinante in Asia, tanto da far saltare l’accordo economico americano che tagliava fuori proprio la Cina. Le recenti tensioni tra Corea del Nord e Stati uniti, in relazione all’attacco informatico subito dalla Sony e alle minacce al film «The Interview», potrebbero aver nuovamente smosso le acque, in relazione alla diplomazia tra Cina, Corea del Nord e Seul.

La proposta di Kim potrebbe dunque essere la reazione a una strigliata cinese: Pechino ha più volte manifestato la volontà di difendere e sostenere Pyongyang, purché non crei situazioni di tensione che mal si combinano con le esigenze cinesi.

Nel frattempo assistiamo ancora alle code della vicenda legata al film The Interview: negli Usa c’è ormai in corso una polemica, sancita anche da un articolo apparso su The Intercept, il sito di Glenn Greenwald, sulla faciloneria con cui media prestigiosi, come il New York Times e il Washington Post, hanno ripreso dichiarazioni anonime di funzionari che parlavano di prove, mai presentate, dell’hacking nord coreano contro la Sony. Gli Usa non mollano la presa, in ogni caso.

E così un attivista sudcoreano ha annunciato che farà partire un pallone aerostatico con un carico di dvd del film «The Interview» da sganciare sulla Corea del Nord. Il costo di tutta l’operazione di sabotaggio anti Pyongyang sarebbe a carico degli Usa. Park è un disertore nordcoreano e ha specificato che l’iniziativa nasce in collaborazione con un’organizzazione non profit Usa per i diritti umani che sta finanziando i dvd e le chiavette Usb con il film e i sottotitoli in coreano. I dirigenti dell’organizzazione saranno in Corea del Sud intorno al 20 gennaio per consegnare il materiale; quindi tenteranno di lanciare i primi dvd se le condizioni meteo lo permetteranno.

«La leadership della Corea del Nord crollerà se l’idolatria di Kim si spezza», ha proclamato il dissidente. Si tratta di un’iniziativa che non pare favorire la riapertura di un dialogo tra Coree, soffiando sul fuoco di una polemica su cui ancora non sono state chiarite le reali responsabilità.