Al grido di “non posso respirare”, antirazzisti, anarchici, antifascisti e asmatici si stanno scagliando contro tutto ciò che non è rigorosamente colored: dalla Casa Bianca, al dentifricio; tempi duri anche per abiti da sposa, borotalco, ostie, guano, i capelli dei vecchi,  e certi detersivi che promettono un bianco che più bianco non si può. E sull’onda di questa  nuova moda, nel mirino sono finite anche statue di personaggi diversamente antirazzisti, peraltro già abbondantemente presi di mira da piccioni scuri di penne. Decapitata a New York quella dello schiavista Colombo, sotto attacco a Londra quella del razzista Churchill e ora minacciata a Milano quella del povero Montanelli che da ottuagenario ricordava con tenerezza che quando era sottufficiale in Eritrea s’era comprato una dodicenne. E dato che la madre dei Sallusti non sempre è incinta, sta a me ricordare ai talebani del politically-correct come a cinquant’anni suonati Maometto sposasse una bambina di sei e mezzo e come Romeo mise le mani addosso a Giulietta che ne aveva tredici. Insomma, siamo uomini o impiegati dell’anagrafe? e sempre per dirla con Totò se la donna è mobile io sono un mobiliere. Ma tornando al grande Indro, le sue scappatelle con bambine infibulate da mammà e vendute agli invasori da papà vanno inquadrate in un preciso contesto storico. Quale? il lontano 1938 quando attaccammo un popolo di negri che ha inventato tanti balli il più noto è l’halli-galli… magari sull’halli-galli posso sbagliarmi ma sull’aggressione all’Etiopia no. E per via del libro di Angelo Del Boca “Italiani brava gente” so pure che, per vincere facile, Mussolini fece ricorso a tonnellate di gas tossico caricato su non meno di 2500 bombe lanciate in testa a quei selvaggi che (forse) ballavano l’halli galli. Per i suoi libri Del Boca è stato per anni insultato, denigrato e minacciato. Tra i negazionisti anche il vecchio Indro che, dalle colonne del Corriere della Sera, sfidò pubblicamente Del Boca: lui c’era e se gli italiani avessero usato i gas se ne sarebbe accorto. Ma alla fine, davanti alla poderosa mole di documenti scovati da Del Boca, Montanelli si arrese e ammise l’errore. L’avesse fatto anche per la bambina di dodici anni oggi nessuno vorrebbe buttar giù la sua statua. Ma per come la vedo io, statua più statua meno… quello che invece castrerei volentieri è quell’obelisco fallico piazzato davanti allo stadio di calcio della Capitale con su inciso MUSSOLINI DUX: quellollà non s’è pentito mai di niente.