Nel circo di Filippo Timi
A teatro Polpe e scollatura da settecento nell'allestimento dell'attore umbro, una profudzione del Franco Parenti
A teatro Polpe e scollatura da settecento nell'allestimento dell'attore umbro, una profudzione del Franco Parenti
Filippo Timi gode di un pubblico molto devoto e appagato dal suo teatro. Un pubblico cospicuo e fedele, che cresce in ogni città: i suoi spettacoli sono notoriamente campioni di incasso e di esauriti, dovunque arrivino. Del resto, lontane ormai le sue performance acrobatiche nelle mitologie di Giorgio Barberio Corsetti, l’attore si è fatto amare attraverso il cinema e la tv, e anche con i suoi ponderosi romanzi di formazione. Ma Timi è soprattutto, oggi, un bravissimo attore. Peccato che si lasci trasportare e macinare dal proprio talento, e ancor più dal suo gusto «camp». Forse non è neanche il termine esatto, ma stringe il cuore vedere come le sue doti e il suo coraggio vengano soverchiate nelle riscritture di classici, come nei testi originali che lui porta in scena sontuosamente (come sontuosi sono ad esempio i costumi, magnificenti).
Anche certe intuizioni di scavo nei personaggi, presi nel gusto dell’esagerazione fino al parossismo, risultano fastidiosi, o imbarazzanti, quanto potevano apparire (per fare un esempio ormai lontano) le rappresentazioni crasse e tutte a doppio senso, della goliardia, prima che il ’68 la spazzasse via dalle università. L’atmosfera e il gusto che non si fa mai sottile, sono quelle anche del suo Don Giovanni, Vivere è un abuso e mai un diritto, produzione del Franco Parenti e dello stabile umbro (ancora stasera e domani all’Argentina). Che nel voler ripercorrere, quasi traducendocelo per l’oggi, il mito di Molière e di Mozart, ne impoverisce ogni spirito, esplicandone il fine e le intenzioni verso quel territorio che, anche questo tanto tempo fa, si definiva «di caserma». E se lui sa comunque muoversi in quella grandeur pour voyeur, il disastro vero viene dai suoi attori (e in prima fila le sue attrici) che nonostante polpe e scollature da settecento, sguazzano con evidente piacere in un immaginario circo da pornoshop. La visione di Timi è evidentemente legittima, ma paradossamente, televisivamente noiosa (e il Bagaglino non sarà una citazione casuale). Molti spettatori applaudono, e ridono, soprattutto alle parolacce…
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