A conferma che il chitarrista torinese Paolo Spaccamonti sia uno dei più promettenti artisti della scena sperimentale, arriva dal suo ultimo lavoro, Rumors (Santeria/Escape From Today), uscito a fine aprile. Un terzo disco rischioso per la sua complessità, espressivo e delicato, ultraterreno, in punta di chitarra, che passa da melodie ritmiche all’elettronica del rock psichedelico, fino ad accendersi alle soglie delle atmosfere gotiche e sinistre del black metal.

Riff ossessivi si addensano in Croci/Fiamme per farsi inquietudini, come certi pensieri la sera prima di spegnere la luce, ma quanto vige nello sfondo è un caotico ordine come in Sweet EN, dove la chitarra viene sferzata da un taglio metallico, lasciando senza respiro. L’universo di Seguiamo le api è quello di un piccolo mondo ricco di meraviglie e si contrappone a Il delinquente va decapitato, in cui una dispotica chitarra elettrica sentenzia la condanna. Si arriva al penultimo pezzo, Io ti aspetto, evaporati nel più profondo immaginario di emozioni e ricordi ma da dove, allo stesso tempo, si scorge un orizzonte rasserenato e consapevole.

Ospiti sono il violoncello di Julia Kent e batteria/piano di Bruno Dorella degli OvO, masterizzato magistralmente da Teho Teardo, quello di Spaccamonti è un viaggio interiore scritto con ago e filo.

Rumors è un disco potente perché collettore fra il dentro e il fuori, quello della futile e necessaria quotidianità e la voce che internamente ci parla e soffre, come lo stesso autore racconta: «Non è facile per me spiegare questo disco, credo abbia a che fare con l’assenza e la disperazione, la malattia e il dubbio. Come la tenacia con cui a volte ci si alza dal letto per scansare la pazzia. Tutto il resto è brusio di fondo, chiacchiericcio, rumors…». Un disco da non perdere, concettuale, che ci affida al desiderio vero di superare il frastuono e ritrovare l’umano.