Il viaggio di un gruppo di profughi siriani attraverso la Grecia e la Macedonia girato solo un paio di settimane fa; da una Detroit di macerie e graffiti, le manifestazioni e il movimento di artisti che si sono creati dopo l’arresto del pittore Shepard Fairley per vandalismo, l’estate scorsa; un venditore di frutta che vive con i suoi due cani nelle strade di Rio; un bianco pseudodirigibile di sorveglianza nel cielo di Kabul che però appare anche in Maryland; la più grande messa in scena americana della Passione di Cristo che fa la guerra agli omosessuali in Arkansas; e, Julian Assange.

 
Stilisticamente diversissimi tra loro (si va dal verité alla commedia, alla suspense, all’evocazione poetica a formati più vicini al reportage/inchiesta), diretti da autori diversi e di durate differenti tra loro (il più lungo era di quindici minuti) sono i film presentati domenica sera al New York Film Festival, sotto l’etichetta Field of Vision: New Episodic Non Fiction, un programma di cortometraggi a cavallo tra documentario e giornalismo ideato dalla regista Laura Poitras, insieme al collega A.J. Schnack e a Charlotte Cook, ex direttrice del festival canadese del documentario Hot Docs.

 
Nato da un’idea di Poitras e degli altri due cofondatori del sito di giornalismo investigativo «The Intercept», Glenn Greenwald e Jeremy Scahill, Field of Vision (in italiano Campo visivo), come «The Intercept», è finanziato dalla First Look Media di Pierre Omidayr, il creatore di e-Bay, che con questa mossa entra ufficialmente nel gruppo dei filantropi di Silicon Valley e dintorni, i tycoon di new media che si sono messi s produrre cinema e tv, e di cui fanno già parte Jeff Skoll (il backer illuminato della Participant Media), Jeff Bezos (Amazon) e Ted Sarandos (Netflix).

 
Fin dall’apparizione online di The Intercept, Poitras aveva annunciato che il sito avrebbe presto incluso anche una dimensione visiva; e quello che è interessante di Field of Vision è che – come d’altra parte il lavoro della regista (dopo il Pulitzer e l’Oscar, tornata a vivere in America e che sarà il soggetto di una retrospettiva al Whitney Museum, dal 5 febbraio al 15 maggio prossimi) – lavora sul linguaggio del cinema, sulla forma del saggio visivo, e non su quello del giornalismo televisivo d’inchiesta che affligge gran parte del documentario prodotto qui.

 
«A ’The Intercept’, abbiamo dei reporter fantastici e ci è sembrata una buona idea, quando possibile, farli lavorare anche con dei filmmaker che contribuissero la loro visione alla storia», ha detto Poitras alla presentazione di domenica. «Spesso, per esempio leggendo degli articoli sul ’New Yorker’ mi dispiace che, sulla scena, non ci fosse anche un obbiettivo a riprendere quello che stava succedendo (lo stesso ha pensato il documentarista Alex Gibney, la cui serie The New Yorker Presents, è prodotta da Amazon, con episodi diretti tra gli altri da Jonathan Demme; ndr).

 

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«Il formato del cortometraggio ci dà molta flessibilità, in termini di budget e di tempi. Mi è sempre piaciuto, e non escludo la possibilità di fare delle cose a episodi. La rete permette una distribuzione che va aldilà dei canali ufficiali delle sale, della tv e dei festival. Vogliamo essere il più aperti possibile», ha detto ancora la regista che, anni fa, aveva già incorporato del girato realizzato in Yemen durante la lavorazione di uno dei suoi documentari «lunghi» in Death of a Prisoner, un op-ed video per il «New York Times» postato dal quotidiano Usa nell’undicesimo anniversario dell’apertura della prigione di Guantánamo.

 
Questa propensione alla duttilità dei diversi formati e dei tempi di lavorazione e diffusione, era ben presente nel suo contributo alla presentazione di domenica sera, Asylum, un work in progress ancora tutto da definire (non si sa se diventerà un lungometraggio e/o se sarà parte di Field of Vision), di cui si sono visti tre episodi di pochi minuti ciascuno, che hanno come protagonista Julian Assange. Il materiale era parte del girato previsto per un film più ampio sulla sorveglianza segreta che poi Poitras ha poi invece trasformato nel suo documentario su Edward Snowden, Citizenfour, e risale al periodo immediatamente precedente all’arrivo di Assange all’ambasciata dell’Ecuador di Londra dove si era rifugiato per sfuggire all’estradizione.

 
In uno dei momenti/episodi più interessanti, si assiste alla telefonata tra Assange e un avvocato del dipartimento di stato Usa, che Assange allerta di un rilascio di documenti non redacted, di cui non sarebbe responsabile Wikileaks, bensì un’organizzazione di giornalismo mainstream. «Stanno chiaramente cercando di incastrarmi per spionaggio» dice Assange quando attacca il telefono.

 
Nell’altro, in una camera d’albergo di Londra, mentre la Corte suprema inglese sta per annunciare il suo verdetto sull’estradizione in Svezia di Assange, lui si sta «truccando» per scappare – lenti a contatto colorate, capelli e barba rossicci, un ultimo abbraccio alla madre. Le atmosfere da thriller dei due corti, in particolare quest’ultimo, ricordano Citizenfour. Le musiche sono di Radiohead e Nine Inch Nails.

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Gli altri film presentati domenica includono Notes from the Border, di Iva Radiovojevic, Peace in the Valley, di Michael Palmieri e Donald Mosher, God Is an Artis, di Dustin Guy Defa, Birdie, di Heloisa Passos, prodotto da Glenn Greenwald, e The Above, di Kirsten Johnson, forse il più bello, con la sua sovrapposizione tra l’inquietante dirigibile bianco che sorveglia Kabul ma anche la suburbia americana e dei palloncini colorati dei bambini. Tra i registi già annunciati per futuri film della serie, Michael Moore, il creatore di House of Cards Beau Willimon, Shola Lynch (autrice di documentari su Shirley Chisolm e Angela Davis), Jarred Gallerman e Katie Galloway. Ma Poitras e i suoi collaboratori hanno detto di voler includere anche registi di fiction, come per esempio Paul Grengrass.

 
La prima «stagione» di Field of Vision era prevista online, sul sito di «The Intercept», a partire da ieri, 29 settembre, con la prospettiva di realizzare tra i quaranta e i cinquanta corti all’anno, divisi in tre stagioni diverse.