L’Open Forum sull’Agricoltura Sostenibile, che si è tenuto ieri a Firenze segna l’atto d’inizio della riunione dei ministri dell’Agricoltura del G20, in programma fino a domani. Nel capoluogo toscano è arrivato il Commissario europeo all’Agricoltura, Janusz Wojciechowski che ha incontrato prima le Regioni e poi – in piazza della Repubblica – anche le associazioni di categoria degli agricoltori.

«L’Unione europea ha appena completato la riforma del Politica agricola comune (PAC) con gli obiettivi specifici delle tre dimensioni della sostenibilità, economica, ambientale e sociale. I pagamenti diretti agli agricoltori continueranno a sostenere le produzioni agricole e limitare l’imprevedibilità del tempo, aggravata dalla crisi climatica» ha detto Wojciechowski intervenendo all’Open Forum, sottolineando anche il lavoro fatto negli ultimi dieci anni per migliorare le filiere e i rapporti tra le aziende, «così da evitare pratiche commerciali poco eque o trasparenti, spingendo per maggiore chiarezza sui prezzi», per «creare dei sistemi agricoli più sostenibili attraverso filiere corte e coltura biologica, per creare più posti di lavoro e sostenere lo sviluppo delle aree rurali».

Sulle parole del Commissario Ue pesano le analisi presentate tre giorni fa dalla Fao, l’Organizzazione delle Nazioni unite per l’Agricoltura: «Il sostegno globale ai produttori nel settore agricolo ammonta a 540 miliardi di dollari all’anno, che costituiscono il 15% del valore totale della produzione agricola. Entro il 2030, si prevede che questo aumenterà di più di tre volte fino a 1,759 trilioni di dollari. Eppure l’87% di questo sostegno, circa 470 miliardi di dollari, distorce i prezzi ed è dannoso per l’ambiente e la società». Il rapporto redatto dalla Fao con altre due agenzia Onu – quella per lo Sviluppo, Undp, e quella per l’Ambiente, Unep – chiede di rivedere gli incentivi dannosi per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile del 2030 e trasformare i sistemi alimentari. Anche perché, com’è noto da luglio, grazie al rapporto annuale della Fao, nel 2020 fino a 811 milioni di persone hanno affrontato la fame cronica e quasi una persona su tre nel mondo (2,37 miliardi) non ha avuto accesso tutto l’anno a cibo adeguato. Nel 2019, circa tre miliardi di persone, in ogni regione del mondo, non potevano permettersi una dieta sana.

Di fronte a questi problemi, il G20 non è considerato un interlocutore affidabile: «I movimenti contadini non sono scesi in piazza a portare le proprie ragioni di fronte a questo G20 Agricoltura per la totale assenza di credibilità di questa “adunata”. A livello globale, credo che alla Via Campesina (la più grande organizzazione contadina di base del mondo, ndr) non interessi proprio. Lo stesso può dirsi del Coordinamento europea della Via Campesina, che ha tenuto lo stesso atteggiamento, a parte l’intervento di un membro dell’esecutivo a un evento parallelo, promosso da Coop a Firenze» racconta al manifesto Antonio Onorati, già membro dell’esecutivo di Via Campesina in Europa.

Del resto, sottolinea, all’appuntamento del G20 Agricoltura «non ci sono i rappresentanti dell’agricoltura dei Paesi colpiti dall’aggravamento di povertà e fame e l’Italia, che ospita il summit, non ha la credibilità né la leadership necessaria per prendere impegni o instaurare un dialogo e si distingue per mancanza di capacità di dialogo con i movimenti sociali».
In piazza a Firenze è scesa la Coldiretti, che ha presentato un rapporto ponendo l’accento sulla contrazione della Sau, la Superficie Agricola Utilizzata. E poi la Cia, che per bocca del suo presidente Dino Scanavino ha elencato alcuni temi che erano già vent’anni fa nell’agenda del movimento di Genova: servono «credito, soprattutto ai piccoli agricoltori; garantire l’accesso alla terra e fermare il consumo di suolo; lavorare sulla formazione e sul trasferimento delle conoscenze; ridurre gli sprechi nelle filiere favorendo la prevenzione e incrementando il recupero delle eccedenze di cibo; assicurare mercati aperti con regole commerciali chiare; valorizzare le produzioni di qualità e i territori; promuovere le diete tradizionali, come quella mediterranea». La Cia chiede anche di intervenire contro modalità fuorvianti di etichettatura (l’Italia non ama le etichette a semaforo) e di investire in ricerca e nuove tecnologie, anche sul miglioramento genetico.

Ma il tema vero sul tavolo in Italia riguarda la Politica Agricola Comune post 2022. L’8 settembre si è tenuta al ministero dell’Agricoltura la prima riunione per la redazione del Piano Strategico Nazionale (PSN). All’appuntamento hanno preso parte anche le associazioni della coalizione #CambiamoAgricoltura, che hanno chiesto trasparenza e condivisione del metodo di lavoro.