Nel dialogo tra realtà e finzione tanto tipico della narrativa, e anche di quella a fumetti, ha un posto di rilievo e sempre attuale il romanzo storico, macrogenere nel quale si rappresenta uno specifico contesto storico, fortemente connotato, riconoscibile, secondo un taglio politico o di costume, per dar vita a storie romanzate di personaggi davvero esistiti, o fatti e personaggi fittizi che vivono in uno sfondo di realtà. Néjib predilige quest’ultima via: l’autore franco tunisino di 46 anni ha pubblicato 3 libri nel nostro paese, dandosi a conoscere con il secondo, Stupor Mundi (Coconino, 2017) che gli è valso la menzione tra i 10 migliori albi a fumetti al Festival di Angoulême e il Premio Micheluzzi, un racconto ricco, ambientato a Castel del Monte, alla corte dell’imperatore Federico II, in bilico tra il thriller e il romanzo storico, che richiama Il nome della rosa e ricostruisce il sempiterno scontro tra scienza e fede introducendo elementi culturali importanti come le difficoltà della convivenza tra culture e la preparazione del primo esperimento fotografico della storia.

Lo scorso marzo è poi uscito Swan. Il bevitore d’assenzio, numero uno dei tre libri che costituiranno il primo ciclo narrativo (come precisa l’autore), la prima parte di un feuilleton dedicato a una pittrice americana che si introduce nel mondo quasi esclusivamente maschile dell’impressionismo parigino, offrendo di nuovo molti spunti di lettura: il conformismo e l’ipocrisia della società parigina, i favoritismi del sistema accademico, la scarsa tolleranza dell’omosessualità, oltre alle impeccabili ricostruzioni degli ambienti, delle atmosfere, dei caratteri dei personaggi realmente esistiti. Sorprendente nei libri dell’autore è anche la cura nella scelta dei colori, piatti, organizzati in bicromie o tricromie che accompagnano il racconto per la durata di una sequenza, per poi lasciare spazio a combinazioni successive e dei font elaborati a mano che riempiono i suoi baloon, espressivi e malleabili, corollario dell’azione dei personaggi, tutti fortemente caratterizzati, al limite della caricatura. Nell’attesa di Il cantante spagnolo, secondo volume di Swan (la cui uscita è stata riprogrammata per il 2021), abbiamo parlato con lui del suo approccio alla storia e al fumetto.

Il tuo primo romanzo a fumetti si chiama «Haddon Hall» come la dimora dove visse «David prima di diventare Bowie». Qual è l’aspetto di questa figura che apprezzi di più e che ti ha convinto a trattarla in un libro?
Volevo tracciare un ritratto personale dell’artista prima che divenisse famoso, raccontare i suoi dubbi e le sue esitazioni, che lo rendono così vicino a noi. Non volevo che ne venisse fuori un biopic o niente di documentaristico, solo un piccolo ritratto, del tutto personale.

A livello grafico si tratta di un libro più eccentrico dei successivi: è uno stile scelto per suggerire l’atteggiamento trasgressivo e poco convenzionale di Bowie?
Ho cercato di creare qualcosa che ricordasse la grafica di allora, per esempio il Push Pin Studio e il film di Yellow Submarine. Era anche il mio primo libro, quindi ho usato gli spunti grafici per compensare le mie debolezze nel disegno. Volevo qualcosa di allegro e malinconico allo stesso tempo, un impatto grafico che suggerisse la fine dell’epoca hippie.

Nel secondo libro, «Stupor Mundi», il protagonista è il più grande scienziato del mondo arabo del XIII sec. dC Annibale Qassim el Battuti, e Swan, la protagonista della tua ultima pubblicazione, è una artista che vive nella Parigi del XIX secolo, in mezzo a grandi personalità del tempo. Sei mosso da una fascinazione per un momento storico determinato, o per la vita e le vicende di personaggi che convivono con quelli realmente esistiti?
La Storia per me è un trampolino per sviluppare un racconto. È una dinamica della quale ho bisogno, ma non sono uno storico né niente di simile. Penso piuttosto che l’idea che lega i tre libri sia come costruiamo un’immagine, un’identità.

Sia in «Stupor Mundi» che in «Swan» la conoscenza è potere. Sei d’accordo?
Sì, è così in entrambe le storie, ma il sapere è anche pericoloso. I miei personaggi non capiscono come gli altri considerino la conoscenza una minaccia, un pericolo, o un’eresia. È triste constatare che invece oggi questo atteggiamento idiota sia diffuso e comune anche nei luoghi di potere.

E per quanto riguarda le donne? Dipingi personaggi che sembrano più capaci degli uomini ma questo non implica che abbiano accesso al sapere, né tantomeno al potere…
Sono sempre attratto dagli outsiders. In un mondo di uomini, le donne sono ancora percepite come tali. Bowie stesso era un personaggio strambo, un freak. Sono personaggi molto più interessanti che un supereroe maschile.

Parlando della tua carriera hai affermato spesso che saresti voluto diventare un pittore. Anche dai tuoi fumetti si evince un forte senso della linea e del colore.
Non saprei. Cerco di non pensarci troppo e di costruire storie con uno stile grafico semplice, ma è vero che per me la pittura è più importante del cinema o dei fumetti, è come se si muovesse a livelli più profondi. Cerco di trovare la stessa profondità nei miei fumetti.

Il personaggio di Swan ricorda Berthe Morisot l’artista impressionista moglie del ben più famoso Eugene Manet. Come era successo in «Stupor Mundi», confondi la realtà storica con la finzione in modo fluido e verosimile.
Ho mischiato la figura di Berthe Morisot con la pittrice statunitense Mary Cassat, che si stabilì presto in Francia, e altre artiste sconosciute. Sono stato principalmente influenzato dalla mia esperienza di studente d’arte a Parigi: venivo dalla periferia, e al tempo ero totalmente a digiuno dei modi di fare e di vivere parigini. Ho letto molti documenti, saggi e romanzi e alla fine ho provato a dimenticarli per costruire personaggi consistenti.

Sei il direttore artistico dell’importante casa editrice Casterman: come lavori sul marchio editoriale e quali caratteristiche deve avere un autore per essere pubblicato da voi?
Casterman pubblica tradizionalmente graphic novel molto popolari e ambiziosi, sin dai tempi della celebre rivista A suivre (esistita tra il 1978 e il 1997) che pubblicava romanzi e autori magnifici, anche a puntate, come Tardi, Manara, Altan, e Hugo Pratt. Cerchiamo storie lunghe e profonde, che siano pop ma che abbiano uno stile grafico singolare, riconoscibile.

Detto questo, c’è un autore italiano che apprezzi particolarmente?
In modo per niente originale, ammetto che Hugo Pratt è uno dei miei maestri. Ha costruito grandi romanzi ispirati alla Storia, riuscendo a elaborare personaggi molto profondi e articolati. E il suo disegno in bianco e nero per il romanzo a fumetti sfiora la perfezione.