«Smetterò di fare musica soltanto quando sarò morto». Esplicito e diretto come sempre, Neil Young ha da tempo messo in chiaro ciò che pensa riguardo al suo futuro e un eventuale pensionamento. Mentre sono sempre di più i colleghi storici che annunciano il ritiro dalle scene, lui, ormai prossimo ai 74 anni, estrae regolarmente dal cilindro progetti, collaborazioni, comparsate cinematografiche e album inediti. Come Colorado, nuovo album con i Crazy Horse, previsto per ottobre. Come se il lato prettamente artistico non bastasse, negli ultimi tempi il suo indomabile eclettismo lo ha portato anche a interessarsi al mondo di internet e delle nuove tecnologie, ovviamente interpretando il tema a suo modo.

ALTA RISOLUZIONE
Nel 2015, ad esempio, ha ideato e messo in commercio un lettore mp3 ad alta risoluzione, facendosi portavoce di una crociata contro la scarsa qualità del suono offerta dai prodotti generalisti come gli iPod. Due anni fa, invece, è stata la volta dei Neil Young Archives, una piattaforma online in cui sono disponibili in streaming – «certificato ad alta fedeltà» – i brani della sua densissima carriera, corredati da video, foto inedite, aneddoti e succulenti documenti d’archivio. Da notare che sempre dagli archivi sono in arrivo 15 film che documentano la carriera di Young dal gennaio ’71. Ed è in virtù di questo tesoro fornito dal diretto interessato che in tanti si sono divertiti a scavare nel passato dimenticato del «cavallo pazzo» canadese.
Tra le storie più interessanti c’è quella che lo vede nelle insolite vesti di chitarrista dei Mynah Birds, sfortunata band garage soul fondata all’inizio degli anni Sessanta da Rick James, lo stesso artista che un ventennio più tardi avrebbe conquistato il mondo con la hit-tormentone Super Freak. Proprio così: c’è stato un tempo in cui il pioniere del folk rock più grezzo e selvaggio condivideva il palco con una delle funk star più impomatate e popolari degli anni Ottanta. La storia inizia nel 1964, quando Rick James Matthews, giovanissimo e irrequieto afroamericano nato a Buffalo, scappa in Canada per fuggire all’arresto. Per evitare il Vietnam si era iscritto come riservista nella marina, ma la divisa e la puntualità non facevano per lui: quando smise di presentarsi agli appuntamenti mensili scattò l’ordine di arresto immediato. Anche se in fuga dalla giustizia, Rick non era però il tipo da vivere nell’anonimato. Gli bastarono pochi giorni, infatti, per cambiare nome (all’anagrafe James Ambrose Johnson) e trovare alcuni amici con cui suonare nei locali di Toronto la sua musica preferita: soul e r&b prima di tutto, ma anche tanto rock, complice una fissazione maniacale per i Rolling Stones e per Mick Jagger, di cui imitava pedissequamente lo stile, l’intonazione e, soprattutto, i movimenti sul palco.

PRIME ESPERIENZE
Dopo le prime esperienze con una band di cui non è rimasta traccia, i Sailor Boys, Rick fonda i Mynah Birds, con cui non fatica a ritagliarsi velocemente uno spazio nella scena canadese. Il nome derivava dal Myna Bird, il locale in cui si esibivano, che a sua volta era stato chiamato così in omaggio alla maina, l’uccello asiatico giallo e nero che il proprietario del club possedeva. Da qui anche l’iconografia originaria del gruppo, tutta giubbotti di pelle nera, maglioni a collo alto gialli e stivaloni.
Agli inizi i cantanti erano due, in seguito – dopo avvicendamenti e defezioni – ad accompagnare la voce di James ci saranno Bruce Palmer, Goldy McJohn, Rickman Mason, Tom Morgan e John Taylor, tutti nomi che di lì a qualche anno sarebbero diventati «qualcuno» nel panorama musicale mondiale.
La svolta arriva nel 1966 quando tramite il manager Morley Shelman ottengono un provino con la Motown. L’etichetta, però, è interessata solo a James e decide di metterli sotto contratto non come band ma individualmente. La decisione non soddisferà il primo chitarrista Morgan che lascia il gruppo. E qui entra in scena Neil Young. Perché il bassista Palmer decide di sostituirlo con un bizzarro personaggio che in quegli anni cantava spesso in città, accompagnato soltanto da una chitarra acustica. Il suo nome è Neil Percival Young. A prima vista sembra una scelta azzardata ma risulterà decisiva per il definitivo salto di qualità della band, caratterizzata da un suono effervescente un po’ Stones, un po’ Them e molto soul.
L’anima soul e l’esplosività live del «Mick Jagger nero» – come amava definirsi lo stesso James – si sposavano alla perfezione con gli assoli e l’armonica di Young che poteva spaziare tra generi diversi aggiungendo nuove sonorità al proprio repertorio. Passano alcune settimane e la band, Young incluso, torna a Detroit per incidere un album alla Motown sotto la supervisione di Smokey Robinson. Al seguito anche i genitori poiché i ragazzi sono minorenni e ci sono i contratti da firmare. Registreranno tutti sepatamente e poi l’etichetta assemblerà le varie parti. Neil è scatenato con la sua 12 corde. Ulteriore supervisore in studio, il soulman R Dean Taylor, bianco e canadese. Tutto sembra andare per il verso giusto ma non è così. Perché per comprarsi l’eroina, Morley Shelman, il manager, prima si intascherà il ricco anticipo (25mila dollari) destinato al gruppo e poi, una volta scoperto e licenziato, si vendicherà denunciando alla Motown la vera identità di Rick James, ancora ricercato negli Usa in quanto disertore. A quel punto l’etichetta lo convince a consegnarsi alla giustizia promettendogli che una volta scontata la pena la collaborazione verrà ripresa. Tornato a Toronto, James confessa tutto a Young e Palmer, e poi si dirige a Buffalo, New York, dove finirà in carcere per oltre un anno.

LA DELUSIONE
La delusione per tutti i membri del gruppo è enorme. L’impressione è di aver perso il treno della celebrità proprio mentre erano lì lì per saltarci sopra. Fortunatamente, però, la possibilità di riscatto per i singoli componenti non si fa attendere troppo. Goldy McJohn, il tastierista, si trasferirà negli Stati Uniti, dove fonderà gli Steppenwolf, rock band di fama mondiale nota per classici come Born to Be Wild; Rick James scoprirà il funk, genere con cui scalerà le classifiche di tutto il mondo; Neil Young e Bruce Palmer, invece, diventati inseparabili dopo questa breve parentesi, decideranno di trasferirsi definitivamente in California, dove nel 1966 insieme a Stephen Stills fonderanno i Buffalo Springfield, ponendo le basi per una lunga collaborazione e una straordinaria carriera.
Ma la storia dei Mynah Birds non finisce qui. Il contratto con la Motown prevedeva che la band proseguisse – pena dure controversie giuridiche – per altri sei mesi. Onoreranno gli impegni riprendendo a suonare dal vivo, utilizzando – come sottolineerà il batterista Rickman Mason – un nuovo cantante e un nuovo bassista. Poi, nella primavera del ’67 il gruppo implode. In quegli stessi giorni Masson riceverà a Toronto l’inattesa visita di James evaso dal carcere. Ma questa è un’altra storia. Sarebbe un grande errore considerare quella dei Mynah Birds un’esperienza trascurabile e fallimentare: le traiettorie professionali dei suoi ex membri dimostrano l’esatto contrario. Non a caso Neil Young ha più volte rimarcato come il sodalizio con James rappresenti un crocevia fondamentale per la sua carriera artistica. Stando alle sue parole, infatti, è stata proprio la frustrazione per quel fallimento a convincerlo a tornare sui suoi passi, spingendolo verso le sonorità più acustiche e introspettive che lo hanno reso grande. A oggi solo quattro pezzi dei Mynah Birds sono usciti su raccolte Motown; gira anche un bootleg del 2009 con altre tracce ma in realtà da tempo si attende il cofanetto di Neil Young che conterrà i sette pezzi che il rocker ha acquistato dalla stessa Motown.