Nel 1971 Neil Young si trovava in un momento cruciale per la sua carriera, alla vigilia di un successo con i numeri grossi che, fino a quel momento, aveva sfiorato e intuito solo con le avventure polifoniche assieme a Crosby, Stills e Nash. Nell’autunno del ’70 aveva iniziato un lungo tour in solitaria per i teatri. Quella lunga e quasi meditabonda avventura in solo gli consentì di rodare sera dopo sera le canzoni che avrebbero fatto grande, indimenticabile e vendutissimo il suo disco simbolo, Harvest, di un anno successivo, e anche brani che avrebbero trovato spazio in dischi successivi. Leggenda collezionistica e voce dell’autore stesso (realtà acclarata?) vuole che la data del 22 gennaio allo Shakespeare Theatre di Stratford sia stata una delle più belle e lancinanti dell’intero tour.

ADESSO NE POSSIAMO fare diretta verifica, perché gli sterminati archivi younghiani continuano ad eruttare perle preziose per la Reprise, tra le quali, in queste settimane, proprio quel concerto, intitolato, con facile gioco di parole, Young Shakespeare. Era già uscita la data di Toronto del 19 Gennaio, ma qui, due giorni dopo, la voce acuta inconfondibile è tersa e luminosa, l’intonazione perfetta, l’accompagnamento logicamente essenziale: Young è stanco e fragile, ma poeticissimo. Difficile trovare di meglio. Però si trova e si troverà d’altro, a breve e brevissimo, perché il lockdown, ha dichiarato Neil Young, animo ancora inquieto da ragazzino è stato contemporaneamente «una chiusura e un dono», per un tipo vulcanico e disordinato come lui. Ha messo mano e ordinato gli archivi, e una pioggia di pubblicazioni si avviano a rendere la discografia «non ufficiale» nel Nostro paragonabile a quella dell’amico – rivale Bob Dylan, che ha sempre rimproverato bonariamente a Young di aver scritto una canzone (Heart of Gold) praticamente rubandogliela dall’inconscio per vie misteriose. Così arriveranno ben due cd e vinili con registrazioni inedite dei «suoi» Crazy Horse elettrici, a seguire il recente doppio Way Down in The Rust Bucket, un disco «perduto» dell’82, Johnny’s Island, un Live del ’70/71 con Crosby, Stills e Nash, quattro dischi di da concerti ancora in solitaria, da esibizioni del ’70, ’71 e ’74, High Flyin’ accreditato a «Neil Young & The Ducks», Under The Rainbow, questa volta Neil Young & Santa Monica Flyers, il tutto tra il 27 agosto e il 10 settembre 2021. La forza (delle orecchie e del portafogli) sia con noi.