Gli atti islamofobi in Francia sono triplicati nei primi nove mesi del 2015 rispetto allo stesso periodo del 2014.

A renderlo noto è l’Osservatorio nazionale contro l’islamofobia, che evidenzia come azioni, minacce e offese rivolte ai fedeli musulmani o ai luoghi di culto islamici siano passati da 110 a 330 nel periodo in esame.

Secondo l’osservatorio è stato il primo trimestre del 2015 a far registrare un aumento esponenziale degli episodi a carattere islamofobo, subito dopo gli attentati del gennaio scorso alla redazione di Charlie Hebdo e al supermercato Hyper Cacher. In questi tre mesi sono stati rilevati almeno 220 atti con una matrice comune anti-islamica. Netta la diminuzione nei sei mesi successivi, pur rimanendo preoccupante il susseguirsi di azioni riconducibili a un più generale clima di avversione nei confronti della comunità musulmana.

Anche sul versante dei social network, e, più in generale, della rete, si assiste a un aumento costante dei contenuti offensivi, quando non direttamente razzisti, che hanno i fedeli di questa religione come obiettivo. «I musulmani ne hanno abbastanza di essere considerati come i lebbrosi della repubblica» ha dichiarato Abdallah Zekri, presidente dell’osservatorio e segretario generale del Consiglio francese del culto musulmano, denunciando, inoltre, l’isteria di una certa classe politica che vede nei fedeli islamici l’origine dei mali francesi.

Il nodo della questione, per la Francia attuale, sta proprio nella frase pronunciata da Zekri.

Oltralpe è in atto un pericolosissimo processo di divisione del paese che inizia dai primi anni di scuola. Come spiegare diversamente l’improvvisa guerra ai menu senza carne di maiale nelle mense scolastiche, portata avanti da esponenti politici di destra a vari livelli istituzionali in nome del risparmio o della laicità?

Intanto, martedì scorso, il procuratore della repubblica di Lione ha chiesto l’assoluzione di Marine Le Pen nel processo per le frasi della leader del Front national, che, nel 2010, aveva paragonato le preghiere dei musulmani in luoghi pubblici all’occupazione nazista. L’accusa per istigazione alla discriminazione, alla violenza e all’odio dovrebbe, dunque, cadere. La sentenza è prevista per il 15 dicembre prossimo, esattamente due giorni dopo il secondo turno delle elezioni regionali che potrebbero vedere il Front national trionfare in due regioni, e contendersi la presidenza di altre cinque.

Eppure non sono soltanto i membri del partito d’estrema destra a giocare con i valori della repubblica. In questo senso non sono pochi gli esempi tra le fila dei Repubblicani di Sarkozy. La situazione attuale è figlia di una dinamica molto francese, ma facilmente esportabile, che riguarda la normalizzazione, o dediabolizzazione come si usa dire, del linguaggio dell’estrema destra.

Il concetto repubblicano di laicità è snaturato ormai per portare avanti un processo di esclusione della comunità musulmana, che diventa un sistema di appartenenza forzata ed eterodiretta e, al tempo stesso, una forma pericolosa di comunitarismo per la nuova destra senza complessi. In altre parole, la destra non parla ai cittadini musulmani come cittadini francesi, ma come musulmani, per poi accusarli di non volersi integrare.

E’ il paradosso di un’assimilazione che nega l’identità, e che nasconde dietro la laicità, un attacco al concetto stesso di cittadinanza repubblicana, in nome di un ritorno a una «Francia dei francesi» che non è mai esistita.