Un Paese spaccato in due. È la fotografia del rapporto sull’«Andamento della mortalità giornaliera nelle città italiane in relazione all’epidemia di Covid-19», realizzato dal Dipartimento di epidemiologia della Regione Lazio per conto del ministero della Salute. A partire dall’inizio di marzo, nelle città del Nord si è rilevato un incremento della mortalità pari al 72%, mentre nelle città del Centro-Sud l’incremento è stato più contenuto (+10%) e si è registrato, a partire da metà marzo, soprattutto nelle classi di età 75-84 anni e oltre gli 85.

I DATI, ELABORATI dal Sistema di Sorveglianza della mortalità giornaliera (Sismg) – attivo tutto l’anno per identificare in maniera tempestiva eventuali variazioni della mortalità attribuibili a diversi fattori (epidemie, esposizioni ambientali, socio-demografici) -, sono comparati alla media della mortalità dei cinque anni precedenti, che corrisponde al cosiddetto «valore atteso».

SE A MILANO erano previsti 1.430 decessi ne sono stati invece registrati 2.799 in 44 giorni, ovvero dall’inizio dell’epidemia di Covid-19 al 7 aprile. A Brescia, in base al valore atteso, ne erano previsti 182, sono morti in 573 in 38 giorni, fino al 2 aprile. A Torino, in 48 giorni, erano attesi 1.159 decessi, ce ne sono stati, invece, 1.759, fino al 12 aprile. Per le singole città si osservano incrementi significativi a Bolzano (+58%), Trento (+51%), Aosta (+142%), Torino (+55%), Milano (+96%), Brescia (+215%), Verona (+33%), Venezia (+16%), Genova (+81%) e Bologna (+40%). Tra le città del Centro-Sud gli incrementi osservati sono minori: Roma (+6%), Civitavecchia (+41%), Potenza (+35%), Bari (+43%) e Messina (+22%).

IL RAPPORTO FORNISCE, dunque, un quadro contestualizzato dell’andamento della mortalità in Italia tra febbraio e aprile, utile a valutare le anomalie e le specificità di questa emergenza sanitaria. Per 13 delle 19 città per cui è disponibile l’informazione sul luogo di decesso, il report ha valutato anche l’andamento della mortalità intra ed extra-ospedaliera. Nelle città del Nord l’incremento della mortalità osservato è pari al 55% per la mortalità fuori dagli ospedali e del 75% per quella avvenuta in un reparto. Per i decessi extra ospedalieri si osserva un trend maggiore per la popolazione più anziana: +61% nella classe d’età con oltre 85 anni. Mentre al Nord i dati della mortalità intraospedaliera mostrano un eccesso maggiore nella classe 75-84 anni (+80%). Al Sud il rapporto riporta, invece, un incremento dei decessi extra ospedalieri nella classe di età 15-64 e in quella oltre gli 85 anni e dei decessi intraospedalieri solo nella classe di età 65-74 anni.

I DATI SISMG hanno confermato eccessi di mortalità maggiori negli uomini rispetto alle donne, un fenomeno più evidente nelle città del Nord, con un trend di rischio crescente con l’età (pari a +87% negli uomini e +64% nelle donne del Nord e a +17% negli uomini e +10% nelle donne al Centro-Sud). Nelle ultime due settimane si sta osservando un rallentamento della crescita della mortalità, più marcato nell’ultima settimana. Tuttavia – precisa il rapporto del Dipartimento di epidemiologia della Regione Lazio – si tratta di un fenomeno in evoluzione che deve essere confermato nelle settimane successive.

Nei grafici allegati al dossier si vede chiaramente come nelle città del Nord l’andamento della mortalità sia stato stabile da settembre 2019 fino a fine febbraio 2020, per poi schizzare in alto dopo l’aumento dei casi di Coronavirus. Il Sismg si basa sui dati di mortalità dalle anagrafi comunali. Il «valore atteso» viene definito come media settimanale sui dati di serie storica (cinque anni precedenti) della mortalità giornaliera e pesato per la popolazione residente (dati Istat) per tener conto dell’incremento della popolazione anziana negli anni più recenti.

Per Milano, Torino e Brescia la settimana con i maggiori decessi è stata quella dal 28 marzo al 3 aprile: 662 per il capoluogo lombardo, 367 per quello piemontese, 150 per una delle province più martoriate insieme a Bergamo, che però non è inclusa nel Sismg, che include 34 città, tra capoluoghi di regione, centri con oltre 250.000 abitanti e le maggiori località del Lazio, e copre circa il 20% della popolazione Italiana.