Nell’America trumpista dell’anti cultura, una famiglia piena di bambini cresciuti a forza di Marx, Eliot e Dostoevskij, in cui Lolita è il libro che si legge durante un road trip, che invece del Natale celebra il Noam Chomsky Day è in cui il pranzo si procura non al supermercato ma in una partita di caccia.
Scritto e diretto dall’attore Matthew Ross (lo avete visto in Silicon Valley e American Horror Story ), Captain Fantastic – che ha debuttato al Sundance 2016 per poi passare da Un Certain Regard a Cannes e recentemente alla Festa del Cinema di Roma – è l’incrocio tra una sitcom tv e una versione di Il signore delle mosche ambientato nei boschi del Pacific Northwest, un Tutti insieme appassionatamente con sfumature Unabomber.

Una satira dark della classica dramedy con famiglia disfunzionale americana che purtroppo spreca molte delle sue cartucce sfoggiando in modo troppo lezioso e accondiscendente la propria «intelligenza» e – nonostante le premesse così anti establishment che l’Ivy League è bandita come un nemico dal futuro dei ragazzi/cervelloni – in un finale sdolcinato e reazionario.
Abbandonati lussi e principi corrotti del capitalismo – con essi anche scuole e qualsiasi assistenza medica – Ben Cash (Viggo Mortensen, il cui piglio ossessivo è perfetto per la parte) e sua moglie Leslie hanno tirato sui i loro sei figli secondo un regime della sopravvivenza fisica e intellettuale ai limiti del darwinismo.

Quando, all’inizio del film, giunge notizie che, dopo una lunga lotta contro la malattia mentale, Leslie si è suicidata in una clinica dove l’avevano ricoverata i genitori, Ben e i ragazzi – abbigliati in un’interpretazione hipster dei «figli dei fiori» – si imbarcano su un pulmino giallo di quelli delle scuole e guidano a Sud verso la casa dei nonni, decisi a partecipare al funerale.
L’incontro della famiglia Cash con la civilizzazione offre molti spunti di commedia e il sospetto che l’intransigenza con cui Ben tiranneggia la prole, messa spietatamente a prova su tutto, rischi di sforare, dall’utopia, nel sadismo.

Ma quell’interrogativo interessante – viste le premesse e le ambizioni del film – viene presto accantonato per far posto al disprezzo malcelato con cui vengono ritratti la sorella di Ben con figli e marito, e i benestanti genitori di Leslie, quando manifestano preoccupazione per il futuro dei ragazzi Cash e offrono di farsene carico. Ross è troppo innamorato della sua «trovata» per avere il coraggio di portare il film fino in fondo.