In Fca (Fiat Chrysler Automobiles) arriva il bonus che premia l’efficienza produttiva per il 2015. L’annuncio è arrivato in un incontro tra la dirigenza aziendale e le segreterie dei sindacati firmatari dell’accordo (Fim, Uilm, Fismic, Associazione Quadri e Ugl). Esclusa la Fiom, informata solo in serata nonostante alle recenti elezioni per i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza sia risultata il primo sindacato.

Il premio, elargito con la busta paga di febbraio, ammonterà in media a circa 990 Euro annui per i dipendenti Fca, mentre sarà di 825 Euro per quelli di Cnhi, variabili da stabilimento a stabilimento e da lavoratore a lavoratore in base ai parametri di valutazione del Wcm (World Class Manufacturing). I dipendenti dei siti che si piazzeranno sotto il terzo posto o non faranno registrare un recupero di efficienza, non percepiranno nulla.

La misura è stata accolta favorevolmente da tutte le sigle sindacali firmatarie. Critica la sola Fiom.

Michele De palma, responsabile automotive dei metalmeccanici Cgil, commenta così: «Si tratta di un’erogazione fortemente variabile in base alle fasce professionali che penalizzerà sia i dipendenti in cassa integrazione, alcuni dei quali rischiano di non percepire nulla, sia gli ex interinali, esclusi dal provvedimento. I sindacati firmatari – prosegue – hanno la grave responsabilità di aver diviso i lavoratori in somministrazione, considerati di serie B, dagli altri, e quelli attivi da coloro che beneficiano di ammortizzatori sociali. La Fiom – continua – ha più volte chiesto alla direzione del gruppo un aumento sui minimi tabellari per garantire ai lavoratori ex Fiat una paga base uguale agli altri metalmeccanici a cui si applica il contratto nazionale. Questo perché i dipendenti di Fca e Cnhi percepiscono circa 975 Euro in meno e sono penalizzati perché la retribuzione del premio non incide sugli istituti contrattuali o di legge (ferie, permessi, tredicesima, Tfr, ecc). Va inoltre ricordato – conclude – che nei grandi gruppi industriali i premi aziendali sono aggiuntivi agli aumenti in paga base, non sostitutivi». Il bonus potrebbe colmare, in parte e per chi lo riceverà, il gap che separa i dipendenti Fca da quelli di altre aziende metalmeccaniche, ma la platea dei destinatari al momento è un’incognita.

A fine gennaio Sergio Marchionne ha infatti comunicato in una conference call con gli azionisti Fca, a margine della riunione del consiglio di amministrazione tenuta a Londra (sede fiscale del gruppo), una variazione del piano produttivo, posticipando il lancio dei nuovi modelli Alfa a data da destinarsi e cancellando l’obiettivo di produrre 7 milioni di veicoli per il 2018. Un cambiamento che di fatto stralcia il piano precedente, nel quale era previsto il rientro in fabbrica di tutti i lavoratori nei prossimi due anni, imponendo con ogni probabilità di dover rivedere al ribasso le previsioni sui volumi produttivi, con pesanti conseguenze anche per l’intero indotto della componentistica. I 1500 delle carrozzerie di Mirafiori e i dipendenti dei siti di Grugliasco, Modena, Cassino e Pomigliano, ancora in cassa integrazione, oltre a vedere slittare la data del ritorno al lavoro, rischiano così anche di percepire una minima parte del bonus. Il tutto a circa un mese dal taglio di 10 minuti delle pause deciso unilateralmente dall’azienda per più di 2500 lavoratori della Sevel di Atessa e annunciato anche a Cassino.

Ad Atessa, stabilimento fresco di record produttivo (260 mila veicoli commerciali leggeri) realizzato senza accrescere il numero degli occupati, ma aumentando i carichi di lavoro per ciascun addetto, la Fiom solitaria ha indetto uno sciopero contro il provvedimento, con annessa raccolta di firme tra i lavoratori. La musica però in Fca non cambia, anzi.
Da ieri metà dei 600 dipendenti dello stabilimento Maserati di Modena – 255 operai e 55 impiegati – sono in cassa integrazione. Un fatto che, sommato al dimezzamento della produzione – passata in un anno da 19 auto al giorno a circa 10 – e al brusco calo delle vendite, getta più di qualche ombra sulle «magnifiche sorti e progressive» dell’industria automobilistica italiana, annunciate a più riprese dal duo Renzi-Marchionne.