Martedì 29 marzo un elicottero Puma della missione delle Nazioni unite “Monusco” è caduto durante una missione di ricognizione nei pressi della collina di Chanzu, nel territorio di Ruthuru in Nord Kivu. A bordo sei militari pachistani, un russo e un serbo che hanno perso la vita nell’impatto. Il governo congolese ha subito accusato il movimento guerrigliero M23, che ora si fa chiamare Esercito rivoluzionario congolese.

QUESTA MILIZIA, che ha rispedito le accuse al mittente sostenendo che l’elicottero sarebbe stato abbattuto dalla contraerea dell’esercito di Kinshasa, ha avuto un ruolo molto importante nella travagliata storia del Paese. Fra il 2012 e il 2013 l’M23, che prende il nome dagli accordi mancati del 23 marzo 2009 tra il Cndp, il Consiglio nazionale di Difesa del Popolo, “padre” di M23, e il governo congolese, ebbe un enorme successo grazie all’appoggio politico e militare del Ruanda. Etnicamente formato da tutsi congolesi, è un gruppo inventato e finanziato dal governo di Kigali, in risposta alle milizie hutu appoggiate dal Congo fra le quali si nascondevano anche i genocidiari del 1994.

Nell’autunno del 2012 l’M23 arrivò addirittura a conquistare Goma, la capitale del Nord Kivu, creando uno stato parallelo e minacciando di marciare su Kinshasa per rovesciare il Presidente Joseph Kabila. Nel novembre del 2013, dopo la consegna gli americani del generale Bosco Ntaganda e la resa del colonnello Sultani Makenga, il Movimento M23 sembrava definitivamente sconfitto, anche se un migliaio di ex combattenti aveva trovato rifugio in Ruanda.

NELLA SECONDA METÀ DEL 2021 gli attacchi erano ripesi e la sigla ricomparsa. A gennaio un gruppo di militari della Fardc, le forze armate della Repubblica Democratica del Congo, erano caduti in una imboscata e l’M23 era tornato a controllare alcuni villaggi nel Nord Kivu, la sua base naturale. Il governo di Kinshasa accusa ancora una volta il Ruanda di sostenere questa milizia, ma il Presidente Kagame nega ogni coinvolgimento. Pochi giorni fa però il generale di brigata Sylvain Ekenge, portavoce delle Fardc, ha dichiarato che erano stati arrestati due soldati delle Forze di difesa del Ruanda che stavano combattendo a fianco dei miliziani M23 negli ultimi attacchi alle postazioni dell’esercito congolese nel territorio di Ruthuru. I due militari sarebbero stati identificati come appartenti al 65° battaglione della 402°brigata dell’esercito ruandese.

I DURISSIMI SCONTRI di questi giorni fra i miliziani e l’esercito congolese hanno costretto circa 10mila persone a rifugiarsi in Uganda, subito oltre il confine, mentre circa 36mila sono sfollate all’interno della Repubblica democratica del Congo. L’Alto Commissariato per i rifugiati ha denunciato una situazione molto difficile. Anche a causa degli altri scontri in corso, quelli tra gli islamisti ugandesi delle Forze democratiche alleate e l’esercito di Kampala che sta combattendo in territorio congolese.

Errata Corrige

Decine di migliaia di civili in fuga per effetto dei combattimenti nella tormentata regione del Nord Kivu, nella Repubblica democratica del Congo. E un Puma abbattuto con la morte di 8 caschi blu: sei militari pachistani, un russo e un serbo. Scambio di accuse tra i miliziani sostenuti dal Ruanda e il governo di Kinshasa