I neet (letteralmente not in education not in employement, giovani che non studiano né lavorano) sono al centro dei pensieri del governo. Per loro il ministero del Lavoro ha predisposto il progetto Amva neet, riservato a ragazzi pugliesi, calabresi, siciliani e campani tra i 25 e i 34 anni laureati in discipline che «comportano maggiori difficoltà per l’inserimento nel mercato del lavoro»: tutte tranne economia, ingegneria, farmacia, medicina e affini, architettura. Costa 10 milioni, ovvero una parte consistente delle risorse stanziate nell’ultimo pacchetto di misure per affrontare la disoccupazione giovanile.

I neet italiani gareggiano per ottenere uno dei 3 mila tirocini di sei mesi finanziati in una delle strutture selezionate dal ministero. Se «vincitori» riceveranno 500 euro lordi mensili svolgendo il tirocinio nella regione di origine, se poi rientreranno nella short list di 200 persone, allora avranno diritto a ben 1.300 euro lordi mensili e potranno maturare l’esperienza formativa fuori dalla regione di residenza. Al 16 ottobre risultavano candidati al programma 8.393 aziende e 19.361 tirocinanti.

Marco è di Brolo, vicino Catania ha 27 anni, una laurea in relazioni internazionali e lavora come cameriere e barista. Rosario, di Lucera (in provincia di Foggia) ha la stessa età e lo stesso titolo di studio. È pubblicista. Antonio Maria è nato nel 1985 a Leonforte, a pochi chilometri da Enna. Dopo essersi laureato in Scienze Politiche è tornato a casa e sta scrivendo un saggio sulle frontiere. Francesco è di Lamezia Terme, ha 32 anni e una laurea in agraria, nonché anni di contratti a progetto durati ognuno pochi mesi. Tutti e quattro sono candidati per Amva neet, ma tutt’altro che fuori dai circuiti educativi e professionali.

Marco ha aderito al progetto una settimana dopo che è partito: «Fra commessi e segretarie, ho trovato una sola offerta come europrogettista, ma magari a Roma ci sono più possibilità, o no?». Nella sua casella di posta tutto tace, ma non sembra particolarmente sorpreso. «Un impiego poco qualificato ce l’ho già. Mi sono candidato per avere più possibilità di far valere la mia laurea in ambito professionale, anche se sono molto sfiduciato. Continuo a iscrivermi a bandi e progetti per non perdere anche quel minimo di speranza. È ancora presto per rinunciare a un lavoro collegato ai miei studi, o almeno è quello che mi ripeto quando compilo le domande».
Dopo una decina di candidature inviate e nessuna risposta, Antonio dice con una certa amarezza: «È una guerra tra poveri: la maggior parte delle offerte sono rivolte a persone con una certa esperienza più che a neolaureati da far entrare nel mondo del lavoro, ma che non verranno mai assunti».

Francesco, suo malgrado, è un esperto di tirocini. «Anche con anni di esperienze – racconta – per entrare in una qualsiasi azienda parti da uno stage. Il mio vantaggio è quello di contattare direttamente un datore di lavoro interessato alla mia figura professionale e non far valere solo il mio diploma di geometra, com’è successo in passato. Se dopo il tirocinio, tanti giovani lavoreranno in quelle stesse aziende, allora sarà un buon progetto».
Rosario era entusiasta del bando: «Mi sono iscritto appena è stato possibile. A poche ore dall’apertura, il sito è andato in tilt e le spiegazioni del ministero sui problemi tecnici non mi hanno convinto». Anche per lui scarseggiano i risultati: «Ho mandato una cinquantina di candidature e ho ricevuto due risposte. Ho notato che alcune offerte scadevano ai primi ottobre, altre il 31 dicembre». A parte la tempistica Rosario riscontra un’altra ambiguità di fondo: «Otterrei reale vantaggio crescendo professionalmente nell’azienda oltre i 6 mesi del progetto. Amva neet avrebbe senso se dopo lo Stato fosse il datore di lavoro a retribuirmi, altrimenti non sarebbe altro che un altro tassello nel limbo della formazione infinita. Le aziende per incentivare l’occupazione giovanile hanno sgravi e incentivi di tutti i tipi, che dovrebbero servire a invogliarli a scommettere su di noi. Ma quante di loro hanno possibilità o necessità di assumere? Se a priori dicono no è un gioco al ribasso e non vale la pena. Forse un’intermediazione del ministero dovrebbe mettere in chiaro queste situazioni».

Rosario non crede di dare una svolta alla sua carriera grazie al progetto. Ma allora perché si è iscritto e continua a controllare le offerte? «Siamo in una situazione di tale subalternità che non possiamo fare diversamente. Di quale potere contrattuale disponiamo nei confronti del mondo del lavoro così com’è?».

La dottoressa Grazia Strano, direttore generale per le politiche dei servizi per il lavoro, tra i curatori di Amva neet ci spiega le ragioni che hanno spinto il ministero a riservare i 3 mila tirocini anche a ultratrentenni: «Il progetto è sperimentale. Abbiamo ristretto ai giovani delle regioni meridionali perché registrano i tassi di disoccupazione più critici.Vista la forte richiesta di lavoro, speriamo di poter rifinanziare ancora il progetto e che aiuti i giovani con le lauree più difficili da assorbire nel mercato attuale ad essere assunti». La dirigente ammette qualche errore anche a proposito dei problemi verificatisi il giorno di apertura delle candidature, quando il sito è andato in tilt. Senza precisare le modalità, dice di aver ha già iniziato una procedura di valutazione delle offerte di tirocinio, mentre i neet avranno tempo per candidarsi fino al 31 dicembre: soltanto dopo quella scadenza inizieranno le esperienze formative, che «non hanno finalità di assunzione – afferma la dirigente – per questo gli incentivi rimangono temporanei». Il 10 ottobre le perplessità e le critiche su Amva neet sono state esposte in parlamento dal deputato di Sel Erasmo Palazzotto, che ha presentato un’interrogazione al ministero del Lavoro.

Amva neet può rappresentare un’occasione? Ci conta Francesca Gambini, della divisione lavoro di Unsic, una delle 8 mila aziende, cooperative e associazioni presenti nella banca dati del progetto. «Molti dei ragazzi che oggi lavorano qui hanno iniziato con uno stage. Non escludiamo quindi qualche futura assunzione». Gambini traccia anche un profilo del candidato medio, non proprio alla prima esperienza: «Abbiamo individuato qualche profilo idoneo: persone più vicine ai 30 che ai 20 anni, con master, stage lunghi o all’estero, che già possiedono certe qualifiche. Dare la possibilità di svolgere un tirocinio a gente di 34 anni è esemplificativo della situazione. Anzi potrei dire che è contraddittorio».