Tanti anni fa il titolo di un giornale inglese diceva così: «Nebbia nella Manica: continente isolato!». In verità il titolo non era mai esistito ma veniva ugualmente citato spesso per indicare la miopia egocentrica degli inglesi nei confronti dell’Europa che ci ha ora portato a una probabile Brexit nei prossimi giorni.

Il rapporto goffo con l’Europa è più che evidente nel cinema britannico. Dagli innumerevoli film del dopoguerra che hanno vinto e rivinto e stravinto la seconda guerra mondiale ai film di costume e prestigio firmati Merchant Ivory con l’aristocrazia che va in vacanza, l’Europa rimane una zona di sfumature, fatta di alleati deboli o nemici storici, poliziotti corrotti e albergatori inaffidabili dove esiste sempre il rischio che Helena Bonham-Carter venga baciata. Quando parliamo del cinema europeo, gli inglesi si auto-escludono fin dall’inizio, preferendo, come in politica estera, allearsi con il nuovo mondo degli Stati Uniti. L’idea dell’arte cinematografica promossa dai grandi critici francesi è vista con grande diffidenza dagli inglesi e non c’è un festival in Inghilterra che possa competere con Cannes, o Venezia, o Berlino.

Come ha scritto George Orwell, gli inglesi sono più bravi come giardinieri che come filosofi. I nostri registi più ambiziosi, come ad esempio Alfred Hitchcock e Ridley Scott volano negli Usa alla prima occasione che gli si presenta e pochi di loro fanno ritorno in patria. Con il beneficio di una lingua in comune gli attori, come Richard Burton e Antony Hopkins in passato e Keira Knightley e Benedict Cumberbatch oggi, fanno altrettanto e incassano la fama e i soldi delle superstar che le isole britanniche non offrono.

Kristen Scott Thomas è passata alla storia quando nel 2008 ha girato un film in francese Il y a longtemps que je t’aime. Di sicuro la nostra spia più famosa, 007, va spesso in Europa, e in particolare gli piace l’Italia: visita Venezia ben tre volte. Ma 007 va ovunque e la sua passione per i viaggi è agitata, non mescolata e con una gran voglia di distruggere i posti più belli. Così fanno anche i ladri guidati da Michael Caine in Un colpo all’italiana del 1969, quando entrano nel Mercato Comune e rubano la cassa degli stipendi della Fiat, guidando le storiche macchine iconiche, le Mini.

Da Vacanze romane a Io Ballo da Sola, da Sotto il sole della Toscana a Mangia prega ama, da The Dreamers – I sognatori a Ultimo tango a Parigi il vecchio continente ha sempre offerto un fascino esotico ed erotico per gli americani (che appare negli incubi di Taken e Hostel), ma ha lasciato gli inglesi più perplessi e impauriti. C’è sempre la possibilità che il sole del sud sciolga qualche riserva inglese come quella di Lucy in Camera con vista o della moglie in vacanza in Grecia di Shirley Valentine – La mia seconda vita, ma Lucy trova l’amore con George, un altro inglese, e per Shirley si tratta di una storia transitoria. Il film britannico più bello ambientato in Europa si trova ancora A Venezia… un dicembre rosso shocking di Nicolas Roeg. Qui però c’è solo la tragedia finale, e la morte e naturalmente un americano – Donald Sutherland – protagonista con Julie Christie, la moglie inglese.

Non c’è proprio motivo di preoccuparsi se la Brexit diventerà realtà, perché la nebbia è sempre esistita nella nostra immaginazione e ci ha sempre isolato dal Continente.