Per tutta la giornata di ieri, dal video-messaggio mattutino del presidente ucraino Zelensky alla sequela di vertici internazionali culminati con la riunione d’urgenza del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite, della guerra di Putin in Ucraina più del nono giorno di assedio alle città e il conto delle vittime ha tenuto banco la notizia che nella notte aveva spaventato il mondo.

L’attacco alla centrale nucleare di Zaporizhzhia da parte dei russi, che l’avrebbero conquistata subito dopo, circostanze vanamente smentite da Mosca, diventa in breve oggetto di unanimi condanne. Un crescendo intonato dalla voce dura dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), che poi è anche la più rassicurante perché certifica come i reattori non abbiano subito danni e nessun anomalia nel tasso di radiazioni sia stata registrata.

ZELENSKY IN MATTINATA aveva parlato di «terrorismo nucleare», una minaccia per l’intera Europa, la prova che «solo l’imposizione di una no fly zone sull’Ucraina può impedire ai russi di bombardare le nostre centrali». Richiesta insistente, già declinata più volte dalla Casa bianca che la equipara all’inizio di conflitto mondiale. Una cautela forse collegata ai motivi che ieri hanno portato il Dipartimento di stato a non ritwittare un messaggio dell’ambasciata Usa a Kiev, che definiva l’attacco alla centrale come un «crimine di guerra».

Le poche certezze alla fine della giornata sembrano essere che l’attacco non è arrivato dal cielo e che a farne le spese è stato un ufficio amministrativo dell’impianto. Mosca smentisce categoricamente la paternità di quanto avvenuto nella notte, sostenendo che le truppe russe controllano la zona – centrale inclusa – dal 28 febbraio e parlando di un’azione condotta da«sabotatori».

LO SCONTRO SI È COSÌ trasferito all’Onu. Per la rappresentante statunitense Linda Thomas-Greenfield «il mondo ha evitato per poco una catastrofe nucleare» a causa delle «azioni sconsiderate» della Russia; per l’inviato russo Vasily Nebenzya la centrale nucleare e il territorio adiacente sono «sotto custodia» delle truppe di Mosca e l’impianto funziona normalmente.

Ieri doveva esserci anche la prova del fuoco per la questione dei corridoi umanitari con annessa tregua, il punto su cui i colloqui del giorno precedente tra le parti in Bielorussia avevano trovato una parvenza d’intesa. Nulla è trapelato su dove, quando, in che direzione potrebbero aprirsi.

SIA DA KIEV CHE DA MOSCA arrivano però conferme su un terzo round dei negoziati, da tenersi già oggi o al più tardi domani. Ma il consigliere della Presidenza ucraina, Mykhailo Podolyak, esprime anche la «necessità» che al tavolo sieda anche «un mediatore internazionale responsabile». Motivo, la «totale mancanza di fiducia nella Federazione russa». Podolyak all’agenzia di stampa nazionale Unian ha detto che «l’Ucraina propone come sede dei futuri negoziati la Turchia, la Polonia o l’Ungheria».

UN PO’ DI TURCHIA ieri era già presente nell’agenda di Zelensky. Nel colloquio avuto con il presidente Recep Tayyip Erdogan il leader ucraino ha espresso più «gratitudine per il costante sostegno della Turchia» che perplessità dopo la decisione di Ankara di non accodarsi alla valanga di sanzioni occidentali decise contro la Russia.

L’efficacia dei droni turchi forniti a Kiev d’altro canto è stata lodata nelle stesse ore anche dal segretario generale della Nato, Jans Stoltenberg, che è sembrato quasi volersi intestare i successi della resistenza parlando di «coraggio degli ucraini» ma anche di armamenti e alta formazione militare forniti all’Ucraina negli anni dai singoli paesi membri, aiuti che ora si rivelano «decisivi».

SUL FRONTE EUROPEO, dopo il colloquio-alterco Macron-Putin di giovedì ieri ad alzare il telefono è stato il cancelliere tedesco Olaf Schölz. Il quale, fa sapere Berlino, ha comunicato al presidente russo tutta la sua preoccupazione per la piega presa dagli eventi, invitandolo a «interrompere immediatamente tutte le operazioni di combattimento e a consentire l’accesso umanitario alle aree contese». Poco dopo Mosca integrava il resoconto con quanto avrebbe assicurato Putin al leader tedesco, cioè che «nel corso della sua operazione speciale l’esercito russo sta adottando tutte le misure possibili per salvare la vita dei civili» e che «i bombardamenti di Kiev e altre grandi città sono grossolani falsi di propaganda».

Errata Corrige

L’attacco di Zaporizhzhia e il dialogo in salita: dopo Macron ci prova il cancelliere tedesco. Corridoi umanitari ancora al palo. Ma c’è l’ok per un terzo round dei negoziati, forse già oggi