Certificato verde a tappe, inseguendo il piano vaccinale. Il decreto legge che ha introdotto l’utilizzo del green pass è stato varato dal governo il 23 luglio. A partire dal 6 agosto, servirà almeno una dose di vaccino o il certificato di guarigione oppure un tampone fatto entro 48 ore per consumare al tavolo nei ristoranti al chiuso; per assistere a spettacoli ed eventi sportivi; accedere ai musei, piscine, palestre, centri benessere, sagre, parchi tematici, concorsi pubblici.

Altro elemento introdotto dal dl è il cambio dei parametri per uscire dalla zona bianca: non basta più che l’incidenza settimanale dei contagi sia superiore a 50 casi ogni 100mila abitanti ma il tasso di occupazione dei posti letto in area medica deve anche superare il 15% oppure il 10% nelle terapie intensive. Questa settimana il governo dovrebbe introdurre l’obbligo di green pass per i trasporti a lunga percorrenza (ma probabilmente a partire da settembre) e, a ridosso dell’inizio dell’anno scolastico, anche per il trasporto pubblico locale.

«Se devi esibire un certificato per essere libero vuol dire che non sei libero»: è la posizione di Giorgia Meloni. Un concetto ripetuto non solo da destra che tocca il nervo scoperto delle restrizioni alla libera circolazione. FdI ha anche bollato la carta verde come misura «economicida». Dalla Lega si sono chiesti: «Perché il governo ha riaperto a maggio con le terapie intensive piene al 30% e introduce il green pass ora con gli stessi reparti al 2%?». Sul tavolo ci sono due fattori da bilanciare: la circolazione delle persone e quella del virus.

La prima regione a entrare in zona bianca è stata la Sardegna a marzo, è durata una settimana: i contagi sono esplosi facendo tornare chiusure e restrizioni. Il 10 maggio non c’erano più regioni rosse ma 3 erano ancora in arancione. Il 31 maggio si è affacciata di nuovo la zona bianca ma il Sud era in giallo. Solo dal 21 giugno si è riaperto davvero (ultima la Valle d’Aosta una settimana dopo). La fase di passaggio all’estate è stata gestita con il sistema dei colori in base all’incidenza dei casi per mitigare il virus.

La variante Delta ha cambiato lo scenario: alta capacità di infettare (40, 60% in più dell’Alfa, già altamente trasmissibile), basso impatto sugli ospedali. Così il dl del 23 luglio ha modificato i parametri. Qual è stato l’effetto? Dopo più di un mese i primi allarmi. La media nazionale dell’incidenza dei casi domenica era di 63, 7 giorni prima era a 51. Sopra i 100 casi Sardegna (141), Toscana (112) e Sicilia (92); 6 regioni sopra i 50 con il Veneto a 89. Tra le province, Cagliari domenica aveva 314 casi per 100mila abitanti, Caltanissetta 224, Ragusa 209.

Gli effetti cominciano a vedersi anche sugli ospedali: la Sardegna ha una percentuale di occupazione delle terapie intensive al 10%, Lazio e Sicilia al 5%. Nei reparti ordinari, Sicilia e Calabria sono rispettivamente al 10% e 9%. Il green pass è lo strumento individuato per cercare di fermare la diffusione del virus senza ricorrere alle chiusure. Più il Covid circola più muta e le mutazioni sono imprevedibili. La variante Beta (ex sudafricana) «è quella che ha un’immuno-evasione maggiore», ha spiegato Gianni Rezza, direttore generale della Prevenzione. Cioè è quella che elude maggiormente i vaccini. Per fortuna ha una percentuale di circolazione molto bassa (0,4%). Nuove mutazioni potrebbero bucarli ancora e in misura maggiore.

Altro tema dei “No green pass”: i vaccinati possono essere infetti e infettanti. La risposta di Silvio Brusaferro (presidente dell’Iss): «La vaccinazione con ciclo completo riduce dell’88% il rischio di infezione e di oltre il 95% l’ospedalizzazione. Il vaccinato che contrae il virus può trasmetterlo. Da qui l’invito a usare in determinati contesti precauzioni come mascherine e distanziamento». Per i soggetti immunodepressi o con gravi forme di allergia si stanno studiando le esenzioni al green pass, che saranno oggetto di una circolare del ministero.

Restano problemi sul tavolo, a partire da chi controlla il pass nei locali pubblici con i dipendenti costretti ad assumere l’incarico. E ancora: l’obbligo di carta verde per i trasporti, fino a richiederlo anche ai dipendenti di settori come scuola e ristorazione. Tutti temi che portano al nodo centrale: è possibile introdurre l’obbligo vaccinale sotto altre forme? Per adesso si controlla la curva epidemica, si rimanda sui trasporti e si spera nella persuasione per far salire gli immunizzati.