Lo stato d’animo della città lo ha riassunto il sindaco di Genova Marco Bucci. Lui, che da manager di ritorno dagli Usa spesso preferisce la lingua inglese a quella italiana, questa volta non ha parlato di «disappointment». Ha preferito, piuttosto, utilizzare un’espressione dialettale, da commedia di Gilberto Govi, per commentare le polemiche tra governo e struttura commissariale in merito alla demolizione e ricostruzione del viadotto Morandi. «Queste cose mi fanno venire uno sciuppon de futta», che poi significa un attacco di ira. Perché in questo momento il capoluogo ligure non ha tempo per concentrarsi su chi – il vicepremier Luigi Di Maio che ha affermato che Società Autostrade non dovrà essere coinvolta nella ricostruzione del ponte ma dovrà limitarsi a pagarla, idea ribadita ieri da Toninelli – rintuzza il fuoco della querelle. Ieri, con un vocabolario più istituzionale, anche il presidente della Regione Liguria, e commissario straordinario per l’emergenza, Giovanni Toti ha formulato il medesimo concetto. «Il parlamento ha la facoltà di sbizzarrirsi nel modo più variopinto – dice il governatore – e chi vuole può dedicarsi a parlare di nazionalizzazione della rete, di future possibili revoche, discorsi legittimi per il governo ma non compatibili con quello che stiamo cercando di fare qui, ovvero far tornare Genova alla normalità». Toti a più riprese ha ribadito che al momento «per le norme vigenti la partita della messa in sicurezza e della ricostruzione spetta a società Autostrade, che dovrà provvedere con celerità, accollandosi ovviamente tutte le spese». Norme vigenti significa che l’eventuale revoca della concessione ad Aspi avrà tempi lunghi, «mesi se non anni – afferma – noi invece seguiremo l’iter legislativo e avremo modo di valutare l’opzione migliore». Sulla possibilità, indicata da Di Maio, che sia «un’azienda di stato» a progettare e realizzare il nuovo viadotto, il presidente ligure non chiude la porta: «Fincantieri ci sta dando una mano e ha le competenze per farlo, saremo ben felici se potrà affiancare Autostrade nei futuri cantieri».
Intanto entro venerdì, forse già giovedì sera, Autostrade presenterà alla struttura commissariale il piano per l’abbattimento di ciò che resta del viadotto. Per giudicare ogni aspetto di quella partita la struttura commissariale nominerà questa mattina un proprio pool di periti, al massimo cinque persone, che potranno aiutare il Comune e la Regione a prendere decisioni importanti che riguardano non solo le tecniche da utilizzare per smantellare il ponte ma anche l’eventuale impatto dell’intervento su ambiente, edifici e aziende.
A proposito di demolizione, Toti ha decisamente aggiustato il tiro rispetto al cronoprogramma azzardato dal suo ex assessore e oggi sottosegretario ai Trasporti Edoardo Rixi. Non entro i primi 10 giorni di settembre, dunque, «ma auspicabilmente entro Natale – spiega – saranno necessarie diverse settimane per preparare il tutto e diverse settimane per ultimare la messa in sicurezza definitiva».
Un orizzonte più ampio, peraltro, sembra andare anche nella direzione delle esigenze della procura di Genova, che indaga per omicidio colposo plurimo, disastro colposo e attentato colposo alla sicurezza dei trasporti. Su questo fronte, sia Francesco Cozzi, a capo dell’inchiesta, sia Toti, nelle ultime ore hanno gettato acqua sul fuoco parlando di «piena collaborazione». Una sintonia, quella fra le istituzioni locali, che invece sembra aver perso smalto sull’asse Genova-Roma. E sarà importante per cementare l’autorità della struttura commissariale il ritorno, oggi, del capo dipartimento della protezione civile Angelo Borrelli. Tra gli obbiettivi della visita l’eventuale aggiustamento dell’ordinanza firmata lunedì 20 agosto e che indirizza i poteri di Giovanni Toti e le deroghe alle normative nazionali.