«Nazarbayev si dimetterà quando otterrà il premio Nobel come benefattore dell’umanità», dice una barzelletta kazaka. E invece quel giorno è arrivato e chiude un’epoca storica, al di là di quanto ora succederà nel paese.

Nursultan Nazarbayev, classe 1940, fu inizialmente operaio metallurgico. Si iscrive al Pcus nel 1962 e la sua carriera politica segue per lungo tempo linee interne fino a diventare capo del governo kazako e poi per cooptazione, lider maximo del partito della Repubblica.

Con il crollo dell’Urss nel 1991 diviene il primo e per ora unico presidente della Repubblica. Con il passare del tempo per lui le elezioni diventano una pura formalità: nelle ultime due consultazioni ha ottenuto percentuali di consenso da guinness dei primati: 95,5% nel 2011 e 97,7% nel 2015.

Secondo Amnesty International, il paese è al 137esimo posto nel rispetto dei diritti umani su 167. Il culto della personalità di cui si è avvolto ha fatto impallidire quello del «padre dei popoli», trasformandosi quasi in una bizzarra caricatura. Nella sua carriera si è appuntato al petto oltre 250 onorificenze legate a ogni aspetto della vita sociale, da quello militare fino alla cultura. Nel 2010, il parlamento ha adottato perfino una legge che concede a Nazarbayev uno status specialissimo: il presidente e i suoi familiari godono dell’assoluta immunità, la cui violazione è punibile con la reclusione.

Le libertà democratiche per lui sono un orpello fastidioso. Il coraggioso movimento sindacale nel settore petrolifero ha avuto vita durissima: assassini, rapimenti, licenziamenti di massa ne hanno segnato il cammino. Anche ora i suoi tre principali leader sono in prigione.

Malgrado ciò sia i paesi della Ue sia gli Usa hanno sempre chiuso tutti e due gli occhi. Nazarbayev ha garantito alle corporation occidentali quote dello sfruttamento di petrolio e gas di cui il paese è ricchissimo e ha sbarrato la strada alla crescita d’influenza del radicalismo islamico della regione e tanto è sembrato bastare a Washington e Bruxelles.

L’alleato strategico però rimane la Russia prima di Eltsin e poi di Putin. Primo fondatore dell’Unione Eurasiatica, la piccola Ue formata anche da Russia, Bielorussia e Armenia, ha mantenuto un stretto legame anche sul piano militare con la Federazione. Mosca osserverà con molta attenzione cosa succederà ad Astana.