Il giorno dopo il voto, a Naxos nessuno fa festa. Si commenta con preoccupazione l’imminente aumento dell’Iva al 23% e si fa del sarcasmo sulle previsioni che davano un testa a testa fra Syriza e Nea Demokratia; qualcuno si rammarica del mancato ingresso in parlamento della sinistra di Unione Popolare, o si stupisce per il risorgere del Pasok. Alle nove di sera di domenica, nel capoluogo dell’isola, Hora, la piazza e il lungomare presentavano lo spettacolo consueto di fine stagione. Qualche ultimo drappello di turisti, per lo più anziani, per lo più francesi – il turismo interno è scomparso – siede nelle taverne e nei bar. I naxioti passeggiano, col passo pigro della domenica sera. Nulla farebbe capire che in queste ore si va consolidando la vittoria di Syriza. Una vittoria data a rischio nei sondaggi. E invece il distacco, di più di sei punti percentuali, consente di celebrare il trionfo già dagli exit poll.

Ma quel che più si nota è che nessuno celebra, nessuno commenta. Anche nei caffè più frequentati dai locali, la notizia viene ignorata. Si parla di calcio, a volte di soldi, di mutui e di tasse da pagare. La situazione sociale ed economica delle Cicladi è senz’altro molto più favorevole di quella di Atene, o di molti centri agricoli della Grecia continentale. Qui le entrate del turismo arrivano direttamente, non vi sono grandi centri urbani in degrado, e la terra e il mare danno ancora frutti. Il voto delle Cicladi, anche in quest’ultima consultazione, è in linea con i dati nazionali. Il margine con cui Syriza ha sconfitto ND è più ridotto, 33,62% contro il 35,46% nazionale, e tutti e tre i deputati che si eleggevano in queste isole sono andati al partito di Tsipras, come alle elezioni di gennaio e per il referendum di giugno. Sono la passione e la partecipazione a essersi dissolte: non una bandiera, non un clacson…

Eppure Naxos gode di una situazione privilegiata. È un territorio vario, ricco di acqua e produce ortaggi, patate e carni apprezzate in tutta la Grecia. Il turismo resta la prima fonte di reddito, ma l’importanza della produzione locale di alimenti, e la cura delle terre agricole, ha creato un forte senso di appartenenza e di identità. Naxos, pur essendo la più grande delle Cicladi, non ha mai voluto un aeroporto internazionale. E anche il progetto di ampliare il porto, per accogliere navi da crociera, è stato coraggiosamente osteggiato e impedito da un combattivo comitato civico. Eppure, la crisi e l’applicazione delle misure della troika durante il governo Samaras ha colpito duramente. I punti dolenti sono casa, lavoro, pensioni.

Al culmine del boom turistico, interno ed estero, molti locali avevano comprato casa: sembrava, allora una misura di risparmio e lungimiranza, un investimento per il futuro. Come ha fatto Makis, laureatosi in economia a Siena durante gli anni della dittatura dei colonnelli, e rientrato 17 anni fa a Naxos per aprire un ristorante sul porto. I mutui venivano concessi con facilità, con rate medie di 1000 euro perfettamente affrontabili, allora. Poi, il turismo interno è scomparso, quello estero è calato drasticamente. E gli stessi naxioti, che si incontravano nel suo locale, hanno cominciato a sentire il peso della crisi e centellinano le presenze. Dopo quattro anni di calo costante delle entrate, e di aumento di spese e tasse, la casa è in pericolo e l’attività rischia di fallire. Poi la vittoria di Syriza, di cui Makis è sostenitore fin dall’inizio, ha riacceso le speranze. Bloccati gli sfratti e gli espropri per morosità, spalmate su cento rate mensili le pendenze col fisco, possibilità di ridiscutere il debito, Syriza è diventata non solo una bandiera ideale, ma la concreta speranza di salvarsi.

Prima del voto però, fra quelli che avevano seguito con maggiore passione il tentativo di Tsipras e di Varoufakis, dominavano delusione e frustrazione. A chi ricordava loro l’importanza anche simbolica della sopravvivenza di Syriza per non arrendersi, rispondevano amari che contano i fatti. Le madri rimaste ad Atene o a Heraklion con pensioni da fame, gli sfratti e i sequestri che si abbatteranno sulle famiglie, le attività a rischio… E nessuna opzione di bloccare questi concreti e imminenti disastri che venisse offerta dalle urne. Salvo che dall’Unione Popolare di Lafazanis, che aveva prima delle elezioni i 26 parlamentari fuoriusciti da Syriza, ma che rischiava, com’è avvenuto, di sparire sotto la soglia del 3%. Si dice che le previsioni allarmistiche sulla vittoria di ND siano servite a concentrare i voti su Syriza, e a evitarle il fastidio di un’opposizione a sinistra.

La sensazione è che questa parte della Grecia, in qualche modo la più sana economicamente ed ecologicamente, viva in modo ancor più sentito l’ingiustizia di quanto previsto dal memorandum della Troika. Una terra che, lungi dal vivere di risorse esterne o di speculazione, ha fatto della difesa del patrimonio naturale, agricolo e paesaggistico un punto d’onore. E che ora si vede a rischio di esproprio se saranno applicate le leggi previste.

Un amico ci invita a fare il bagno nella spiaggia di Aghios Procopios: «Facciamo presto, perché l’anno prossimo ci faranno pagare il biglietto». Aghios Procopios, classificata come una delle più belle spiagge della Grecia, fa parte dei 50 miliardi di beni pubblici da privatizzare.