Fino a due giorni fa, venerdì, erano 182 i migranti risultati positivi al Covid. Non pochi se si pensa che il totale dei contagi del giorno ammontava a 552. Non molti se invece si considera che stando ai dati forniti dal Viminale i migranti arrivati in Italia dal primo gennaio a ieri sono in tutto 14.832, il che significa che uno su 80 è risultato positivo al test. Numeri che dovrebbero tranquillizzare, anche perché si tratta di persone sotto controllo del servizio sanitario, ma che invece Matteo Salvini continua a usare strumentalmente in vista delle elezioni regionali di settembre. «Qua per andare in spiaggia si chiede la mascherina, a quelli che hanno fatto sbarcare a Lampedusa chi la chiede la mascherina? Hanno fatto sbarcare 15 mila balordi che sono in giro per l’Italia a fare casino e a portare virus e confusione» ha detto il leader della Lega a Tirrenia, in provincia di Pisa, dove si trovava ieri per un’iniziativa elettorale.

Naturalmente le cose sono molto diverse da come le racconta Salvini. Il che non significa che il rischio di una maggiore diffusione dei contagi non esista vista la concentrazione di migranti nei centri di accoglienza e sulle navi dove il governo ha deciso che venga trascorso il periodo di quarantena. «I centri di accoglienza possono essere sovraffollati o possono non avere le mascherine, e questo ovviamente aumenta i rischi, se mal governati possono aumentare la trasmissione di malattie infettive, compreso il Covid», confermava ieri il direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive, Massimo Andreoni. Ricordando però come i centri dove vengono alloggiati i migranti non siano gli unici luoghi a rischio: «In questi giorni – ha proseguito Andreoni – abbiamo visto diverse situazioni, dalle spiagge ai luoghi della movida dove la presenza di un eventuale positivo può provocare diversi contagi. Bisogna evitare tutte le situazioni a rischio ».

Restando ai migranti un caso eclatante è quello scoppiato nei giorni scorsi alla caserma Serena di Treviso, dove i profughi contagiati sono 246 su 281. Una situazione dovuta, secondo il direttore generale della Ulss 2 trevigiana Francesco Benazzi, proprio alla promiscuità. «Positivi e non positivi non sarebbero stati posti in aree divise del centro», ha spiegato . «I migranti hanno rifiutato di farsi isolare, come hanno esplicitamente ammesso gli operatori presenti nella struttura». Tutto questo, ha poi proseguito Benazzi, «nonostante l’Ulss avesse dato ordine di creare un blocco in un’area isolata con docce e bagni». Per il direttore generale non si sarebbe infine riusciti a far utilizzare le mascherine ai migranti nelle aree esterne comuni e a obbligarli al distanziamento sociale.

In Sicilia dei 28 nuovi casi di contagio registrati nelle ultime 24 ore, 9 riguardano migranti. In Abruzzo, invece, sono stati trovati tutti negativi gli operatori del Cas di Civitella del Tronto dove nei giorni scorsi sono risultati contagiati 24 dei 50 migranti. Al momento dello sbarco a Lampedusa erano risultati tutti negativi al test, risultato smentito in seguito dai tamponi eseguiti una volta arrivati in Abruzzo. Anche per questo al Viminale si starebbe pensando a un cambio di strategia sottoponendo i migranti che sbarcano a Lampedusa direttamente ai tamponi, vista la poca attendibilità dei test sierologici. Nel frattempo si cercano strutture adeguate dove far trascorre la quarantena, visto che navi e caserme – dalle quali comunque non si esce – potrebbero non bastare. E a proposito di navi domani potrebbe arrivarne un’altra in Calabria per posizionarsi lungo le coste meridionali della regione.