Ad Alexey Navalny verrà assegnato Nobel per la pace? Si tratta di un’ipotesi che sta iniziando a circolare insistentemente in queste ore. Il professore alla Rutgers University del New Jersey, Sergey Erofeev, ha dichiarato che l’oppositore ha ricevuto la nomination per il premio Nobel «da un certo numero di grandi personaggi e scienziati». Una eventualità sorprendente visto che complessivamente i russi a ottenere nel XX secolo l’ambito riconoscimento sono in tutto una ventina e in precedenza «per la pace», e più credibilmente, era stato conferito solo a Michail Gorbaciov.

 

 

CHE L’OPERAZIONE in corso abbia degli obiettivi politici è evidente: il blogger moscovita ha sostenuto di voler rientrare a far politica nel suo paese al termine delle cure in Germania e in quanto Nobel diverrebbe «intoccabile» dal regime di Putin. Ma ha anche le stimmate della propaganda da guerra fredda 2.0: il premio a Solzhenitsyn nel 1970 andò sì al dissidente ma soprattutto al denunciatore dell’Arcipelago gulag, dei lager stalinisti, mentre Navanly ha fatto – almeno finora – ben poco per conquistarlo, a parte s’intende, assieme a tanti altri, condotto una encomiabile battaglia per difendere la democrazia e i diritti umani in Russia.

Ma come nella guerra fredda originale, anche la vicenda dell’avvelenamento di Navalny dello scorso 20 agosto si colora di giallo e prende i contorni della spy-story. Ieri i sostenitori del partito di Navalny a Tomsk hanno dichiarato di essere stati loro – sorprendentemente – a trovare la bottiglia d’acqua minerale all’hotel Xander dopo il ricovero del politico a Omsk, del veleno novichok. Sulla loro permanenza nella stanza del loro leader e del ritrovamento dell’acqua minerale fu girato in diretta anche un video, ora disponibile sulla rete.

LA RIVELAZIONE degli attivisti, non fa che infittire il mistero sui possibili esecutori e mandanti dell’attentato e rimanda agli anni bui in cui il confronto est-ovest si faceva a colpi di omicidi e violenze e i cui gli attori facevano spesso il triplo o il quadruplo gioco. A deporre a svantaggio del capo del Cremlino le evidenti responsabilità nel caso dell’avvelenamento dell’ex spia russa Sergey Skrypal nel 2018 a Salisbury e soprattutto il rifiuto di non aprire un’inchiesta su quanto accaduto, sostenendo insistentemente di voler vedere prima consegnate dai medici tedeschi le presunte “prove biologiche” del delitto.

Intanto il parlamento europeo sarebbe già giunto alla conclusione della colpevolezza sua e del suo entourage di quanto accaduto in Siberia a fine agosto.

LE RICADUTE in chiave economica, politica e diplomatica potrebbero essere pesantissime e sono state elencate in una risoluzione approvata in un’apposita seduta. Nel documento approvato, la maggioranza socialdemocratica-popolare-verde (532 deputati i voti a favore 84 i contrari e 72 gli astenuti) chiede un aumento delle sanzioni contro la Russia e l’adozione di un Magnitsky Act europeo. «È necessario avviare immediatamente un’indagine internazionale con la partecipazione dell’Ue, dell’Onu, del Consiglio d’Europa sull’uso delle armi chimiche», si afferma nella risoluzione. Navalny è definito «uno dei principali politici dell’opposizione russa, avvocato e attivista anti-corruzione» il quale per i deputati europei è “uno dei pochi leader efficaci dell’opposizione russa”. Egli, come notato nel documento, è stato stato precedentemente «detenuto, arrestato e condannato nel tentativo di porre fine alle sue attività politiche». La risoluzione chiede infine di fermare la costruzione di North Stream 2 (il cui futuro però è ormai oggetto di trattativa diretta tra Berlino e Washington).