La pandemia, ormai ufficializzata a livello internazionale, provocata dalla diffusione del COVID-19, sta spingendo a molte riflessioni a livello nazionale e globale, sia sull’interconnessione degli esseri umani, che sul rapporto fra l’elemento umano e quello non-umano del vivente. Hayao Miyazaki nelle sue opere ha spesso affrontato, in modo mai banale e scontato, questi nodi filosofici così importanti della nostra contemporaneità. Naturalmente i suoi lungometraggi e cortometraggi animati sono il mezzo con cui le sue riflessioni sono giunte alla massa del pubblico, anche quello generalista e più giovane, ma è con l’arte del fumetto che l’artista giapponese ha saputo andare più in profondità e spingersi in territori davvero arditi.
Se molto conosciuta è l’animazione pre Studio Ghibli del 1984 Nausicaä della valle del vento, forse meno popolare è l’omonimo fumetto che Miyazaki comincia nel 1981, ma che trova una sua conclusione solo dodici anni dopo, nel marzo del 1994. Il manga viene scritto, disegnato e pubblicato in modo intermittente, nel frattempo Miyazaki lavora e realizza ben quattro lungometraggi animati, e riflette l’ampio lasso di tempo in cui fu concepito e, fatto non secondario, la crescita autoriale e personale di Miyazaki stesso. I lungometraggi realizzati fra il 1982 ed il 1994 condividono molte delle preoccupazioni e dei temi del manga, ma ne rappresentano la controparte più leggera e meno cupa. Nausicaä della valle del vento è uno dei fumetti più complessi e ricchi di suggestioni che siano mai stati disegnati, in Giappone o fuori dell’arcipelago, il lungometraggio sviluppa solamente due dei sette volumi che costituiscono la totalità del fumetto e, se volgiamo essere onesti, quelli meno profondi. La storia è abbastanza nota, una potentissima civiltà industriale, diffusasi dalle propaggini occidentali del continente eurasiatico, nel giro di qualche secolo si diffonde in tutto il mondo privando la Terra delle sue ricchezze, inquinando l’aria e plasmando a suo piacimento le varie forme di vita.

QUESTA CIVILTA’ mille anni dopo la propria nascita raggiunge il suo apice, a cui segue un declino improvviso. Nella guerra nota come I sette giorni di fuoco, le città sono incendiate da nuvole di vapore velenoso. La tecnologia complessa e raffinata del passato viene completamente perduta. La quasi totalità della superficie terrestre divene sterile e improduttiva, con gli uomini che si adattano a vivere lunghi anni di crepuscolo.  un mondo dove un’umanità destinata al tramonto deve far i conti con la sua possibile estinzione. Sospinta dal vento, Nausicaä, una giovane principessa, parte per un viaggio fisico, spirituale ed iniziatico, che le permetterà di incontrare e stringere legami con le più diverse forme di vita del creato.  Nelle più di mille pagine del fumetto originale, esiste un’edizione italiana per Panini Comics, Nausicaä spinge all’estremo il concetto di amore ed empatia, mostrando un afflato quasi panico per tutto ciò che vive ed è. Questo e il rifiuto e il disprezzo per la sua stessa umanità, ma anche l’accettazione della mortalità di tutto ciò che esiste, «artificiale» o meno, sono alcune delle tematiche che rendono il fumetto un vero e proprio capolavoro.
Uno dei momenti più intensi e memorabili del fumetto in questo senso è quella dell’incontro di Nausicaa con il Nulla, una creatura quasi metafisica, quando la ragazza rifiuta la sua parte umana per immergersi in tutto il resto del creato, in parte spinta dagli orrori commessi dalla sua razza, ma anche affascinata dall’afflato purificatore che anima questo lato non-umano del vivente.

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