Questa volta a uccidere non è stato il Mediterraneo ma il fiume Evros che fa da confine tra Turchia e Grecia. A morire, invece, sono sempre loro, migranti che cercano di raggiungere l’Europa. La tragedia è avvenuta all’aba di ieri e tra le vittime accertate ci sono due bambini di dieci e cinque anni e una donna di circa 30 di nazionalità turca. Secondo la Cnn turca, però, all’appello mancherebbero almeno altre sette persone. Il gruppo, del quale facevano parte anche donne e un numero imprecisato di bambini, stava tentando di attraversare il fiume quando il barcone sul quale si trovavano si è rovesciato, probabilmente a causa della cattive condizioni del tempo che negli ultimi giorni hanno ingrossato le acque dell’Evros. A dare l’allarme sarebbe stato un migrante chiedendo aiuto a una pattuglia di soldati turchi che stavano sorvegliando la riva.

Mentre chi fugge continua a morire, in Italia si discute sui numeri con un botta e risposta tra il Viminale e Frontex – l’agenzia europea per il controllo delle frontiere – su quanti migranti sono arrivati nel nostro Paese a gennaio attraverso la rotta del Mediterraneo centrale. Per Frontex sono più di 4.800, cifra pari al doppio di quanti ne sono arrivati a dicembre dell’anno scorso, quando furono 2.205. Numeri che, secondo l’agenzia europea, nonostante sia troppo presto per indicare un’inversione di tendenza rispetto al 2017, dimostrano comunque in maniera inequivocabile un aumento degli sbarchi, che vedono l’Eritrea come primo Paese di origine dei migranti seguito da Pakistan e Tunisia. Da segnalare anche un numero sempre maggiore di libici che decidono di lasciare il proprio Paese. Frontex spiega infine come l’aumento degli sbarchi sarebbe da attribuire a un relativo miglioramento della crisi libica rispetto allo scorso mese di dicembre, quando gli scontri tra milizie rivali, insieme alle cattive condizioni del tempo, limitarono le partenze dei barconi diretti in Italia. Per quanto riguarda invece gli arrivi registrati in Europa attraverso le quattro rotte principali, Frontex li calcola in 8.300, il 7% in meno rispetto allo steso periodo dell’anno scorso.

Precipitati in piena campagna elettorale, i numeri di Frontex provocano la reazione immediata del Viminale. Sull’immigrazione, e più in generale sulla sicurezza, si giocano i risultati delle prossime elezioni del 4 marzo, una partita che il ministro degli Interni Marco Minniti si gioca puntando tutto proprio sulla riuscita dell’accordo siglato con la Libia che ha permesso di bloccare i migranti sull’altra sponda del Mediterraneo. Ecco quindi che una nota corregge il tiro fornendo numeri palesemente in contrasto con quelli forniti da Frontex: se per l’agenzia europea gli sbarchi di gennaio sono stati 4.800, per il Viminale dall’inizio dell’anno a ieri – quindi calcolando 13 giorni in più – se ne contano in tutto 4.731, il 49,93% in meno rispetto allo steso periodo del 2017 quando furono 9.448 e il 22,73% in meno rispetto al 2016 quando ad arrivare sulle coste italiane furono in 6.123.

Impossibile non notare una differenza tra le cifre di Frontex e quelle del Viminale. Fatto sta che dopo la correzione del ministero degli Interni l’agenzia europea emette a sua volta una nota con cui corregge solo in parte il tiro. «Non c’è un’indicazione di un cambio nella generale tendenza in calo» degli sbarchi, spiega. «I numeri sono lievemente risaliti a gennaio 2018, restando però in linea con i dati di gennaio 2017».