La paura è che ci si possa trovare di fronte a un’altra tragedia come quella che accadde a Lampedusa il 3 ottobre scorso, quando in un naufragio morirono più di 300 immigrati. Un barcone con circa 400 migranti a bordo si è rovesciato ieri al largo delle coste libiche, 100 miglia a sud dell’isola di Lampedusa. Ancora non si conoscono le cause che hanno provocato questa ennesimo naufragio, ma all’improvviso l’imbarcazione, forse sbilanciata dal peso di quanti si trovavano a bordo, si è capovolta rovesciando in mare il suo carico di disperazione. I militari dell’operazione Mare nostrum, intervenuti sul posto insieme a due motovedette della Capitaneria di porto, ieri sera avevano tratto in salvo 240 superstiti e recuperati 14 cadaveri, ma all’appello mancherebbero almeno 150 persone. «Ci sono molti morti vicino alla Libia, le nostre navi sono lì per recuperare morti e soccorrere i vivi: l’Europa non ci sta aiutando», ha detto il ministro degli Interni Angelino Alfano per il quale «l’Italia non può diventare la prigione dei rifugiati politici». Per una volta, però, l’Europa sembra aprirsi alle richieste di collaborazione che arrivano da Roma. Il presidente del parlamento europeo e candidato alla guida della commissione europea Martin Schultz si è detto «scioccato» dall’ennesima sciagura. «Non possiamo continuare a guardare dall’altro lato – ha aggiunto – lasciando l’Italia, la Spagna, la Grecia o Malta affrontare da sole queste situazioni drammatiche». E così la pensa anche la commissaria Cecilia Malmstrom che ha chiesto agli stati membri di «dimostrare solidarietà» e proposto di affrontare l’emergenza immigrazione al prossimo consiglio Interni.

Era scontato che l’arrivo della bella stagione avrebbe portato con sé un aumento delle partenze dalle coste libiche di barconi stracolmi di persone, aumentando così anche il rischio del ripetersi di tragedie. Solo due giorni fa, sempre al largo della Libia, il naufragio di un altro barcone ha provocato almeno 40 morti nell’indifferenza di Tripoli che invece, come ai tempi di Gheddafi, è tornata a minacciare l’Unione europea usando i migranti come arma di pressione.

Anche il barcone naufragato ieri è partito dalla Libia, riuscendo però a percorrere solo poche miglia. L’imbarcazione è stata avvistata quando ancora era in grado di navigare da un aereo Atr della Guardia costiera che stava pattugliando il canale di Sicilia e che, capite le precarie condizioni in cui si trovava l’imbarcazione, ha dato subito l’allarme. Sul posto è stata dirottata una nave mercantile che è intervenuta al momento del naufragio, avvenuto non distante da una piattaforma petrolifera situata al largo della Libia. Nel frattempo sono scattati i soccorsi, con la fregata Grecale e il pattugliatore Sirio che hanno fatto rotta «alla massima velocità» verso il punto in cui il barcone si era rovesciato insieme a due motovedette della Guardia costiera.

In sette mesi, da quando è stata avviata nell’ottobre 2012, Mare nostrum ha permesso di salvare più di 30 mila migranti, ma a questo punto appare chiaro che da sola non può più bastare. per questo da tempo Roma chiede a Bruxelles un maggior impegno, soprattutto nell’accoglienza dei profughi. «Quelli a cui l’Italia riconoscerà il diritto d’asilo andranno in Europa se ci vorranno andare»,che hanno diritto d’asilo, » ha detto ieri Alfano tornando a insistere per una modifica del regolamento di Dublino. Un punto su cui per la prima volta si è detta possibilista anche la Malmstrom. «Se ogni Stato si occupasse di ricollocare anche solo qualche migliaia di persone – ha detto il commissario – questo farebbe un’enorme differenza per centinaia di migliaia di persone che hanno bisogno e ridurrebbe significativamente la pressione dei flussi migratori nel Mediterraneo». E all’Europa fa appello anche il presidente della commissione Diritti umani del Senato Luigi Manconi, per il quale è sempre più urgente che «l’Unione europea, d’accordo con le organizzazioni internazionali, istituisca presidi nei Paesi di transito dei profughi per accogliere le richieste di asilo e garantire il trasferimento con mezzi legali e sicuri al Paese di destinazione in Europa».