Il viaggio di un gruppo di algerini su un barchino per raggiungere la Sardegna si è trasformato in tragedia. Giovedì notte, al largo di Sant’Antioco, sulla costa sud-occidentale dell’isola, tre migranti sono stati soccorsi e portati a terra dalla Guardia costiera e in mare sono stati ripescati due cadaveri. Ma il bilancio potrebbe essere più alto. Altri algerini che erano sul barchino, infatti, sono al momento dispersi.

I tre migranti tratti in salvo hanno dichiarato che dieci loro connazionali si sono tuffati tra le onde per raggiungere a nuoto la costa. L’allarme è scattato giovedì notte, quando è arrivata la segnalazione del barchino alla deriva. La Capitaneria di Porto e la Guardia di Finanza hanno inviato sul posto le motovedette, ma solo venerdì mattina il barchino è stato individuato al largo di Sant’Antioco. La Procura di Cagliari ha aperto un fascicolo per naufragio.

La rotta che dall’Algeria porta in Sardegna è una tratta recente nel panorama delle rotte migratorie che arrivano sino alle coste europee. È attiva da quattro d’anni. Con piccole imbarcazioni e un numero molto ridotto di migranti. Ma anche con un flusso costante. Ieri uno dei leader sardi di Forza Italia, Ugo Cappellacci, ha chiesto al presidente della giunta regionale, Francesco Pigliaru, di intervenire sul governo nazionale perché blocchi subito la rotta dall’Algeria.

La risposta è arrivata da Filippo Spanu, assessore della giunta Pigliaru agli affari generali con delega ai flussi migratori: «Ora il bilancio degli arrivi dall’Algeria non riguarda più solo il numero degli sbarchi, ma purtroppo anche i morti e i dispersi. La tragedia avvenuta davanti alle coste del Sulcis suscita dolore e cordoglio e deve indurci ad abbandonare le nostre spesso immotivate paure e a dare alle povere vittime la stessa sensibilità che riserviamo alle persone a noi più vicine. Credo sia necessario pensare a tutto questo e portare un fiore sul mare del Sulcis anche se naturalmente non può essere sufficiente».

«Noi conosciamo – ha aggiunto Spanu – il traffico dall’Algeria, ormai in corso da quattro anni, ben diverso da quello che parte dalla Libia. È un traffico certamente gestito da criminali che sfrutta le speranze di una vita migliore coltivate dai ragazzi in partenza e genera allarme sociale nella nostra isola».

«La Regione – ha detto ancora Spanu – ha affrontato la situazione con proposte e azioni concrete, abbiamo consultato i comuni, abbiamo cercato l’accordo con il governo, ci siamo resi disponibili ad agire con interventi in Algeria per prevenire l’arrivo, e in Sardegna per gestire e dissuadere. Così è stato per l’individuazione del Centro di permanenza per i rimpatri. Le nostre proposte stanno lentamente cadendo nel silenzio del nuovo governo. Il cosiddetto decreto sicurezza snatura il senso del Cpr e gli accordi firmati a febbraio sono sempre più disattesi. Questo a dispetto di un grande impegno delle prefetture e delle forze dell’ordine, alle quali va la nostra gratitudine».