Diciotto persone hanno trovato la morte in quattro naufragi avvenuti nel mar Egeo, nelle ultime settantadue ore. Tre al largo dell’isola di Samos e uno, invece, vicino alla località Eftalùs, alle coste della parte settentrionale di Lesbo (nella foto LaPresse, una famiglia salvata). In questa ennesima tragedia del mare hanno perso la vita, nel tardo pomeriggio di mercoledì, undici migranti, ma i dispersi sono almeno 34. E d’ora in poi, sarà molto difficile riuscire a poter salvare eventuali superstiti. Sul numero dei dispersi ci sono fonti e dati discordanti: secondo la maggior parte dei passeggeri, sarebbero appunto, trentaquattro, ma in alcuni racconti il loro numero sale anche fino a cento.

Tra le vittime, anche questa volta ci sono, purtroppo, dieci bambini, di età presunta dai due ai dodici anni. 242 persone sono state salvate, quindici minori sono stati ricoverati nell’ospedale di Mitilene, capoluogo di Lesbo, e per altri tre, in condizioni più critiche, è stato deciso il trasporto ad Atene, con un volo militare. Dall’inizio della settimana, in altri tre naufragi al largo delle località costiere Agathonissi, Posidonio e Ajos Konstantinos, a Samos, nel disperato tentativo di raggiungere le coste della Grecia, hanno perso la vita altre sette persone.

Un flusso migratorio che non si interrompe neanche con il sopraggiungere di condizioni meteorologiche proibitive, con mare mosso e forti venti. Anche stavolta moltissimi pescatori (greci e turchi), gli uomini della capitaneria di porto e le unità della missione Frontex hanno cercato di compiere ogni sforzo per salvare il maggior numero possibile di migranti. La stampa greca ha parlato di «abnegazione al limite dell’eroismo», con i porti di Mòlivos e Pètra, a Lesbo, trasformati di fatto in ospedali da campo, con l’apporto di volontari, medici e infermieri. I migranti erano partiti dall’antica Assos, l’odierna Behramkale, proprio di fronte a Lesbo. La notte che ha preceduto il viaggio, dopo essere stati trasportati in autobus da Istanbul e Smirne, sono stati costretti a dormire in un bosco.

I trafficanti avevano promesso che il passaggio alle coste greche sarebbe avvenuto a gruppi di non più di cinquanta persone, ma in realtà sono stati obbligati ad entrare tutti in un vecchio scafo di legno. A chi ha osato protestare, i trafficanti turchi, secondo quanto denunciato dai sopravvissuti, hanno risposto con minacce e sparando in aria. Come avviene quasi sempre, questi nuovi mercanti di uomini, appena arrivati al limite tra acque territoriali greche e turche, si sono dileguati, usando una imbarcazione più piccola e veloce che viaggiava a poca distanza. I migranti sono rimasti soli, totalmente inesperti, a guidare la carretta del mare, che sembra essersi letteralmente disintegrata, cedendo a causa della violenza delle onde.

A quanto si apprende il ministro aggiunto degli interni greco, Jannis Mouzalas, nel corso della prossima sarà a Roma, per incontrare Angelino Alfano, con cui dovrebbe recarsi anche in visita a Lampedusa. Dall’inizio dell’anno sono arrivati in Grecia, secondo dati del governo Tsipras, 420.000 migranti.