Prove di riscrittura di Schengen. Dopo il naufragio di un barcone avvenuto mercoledì nel Canale della Manica e costato la vita a 27 migranti tra i quali cinque donne (una incinta) e tre bambini, la Francia invita adesso i ministri europei che si occupano di immigrazione a Calais per un sopralluogo delle coste dalle quali partono le imbarcazioni dirette in Gran Bretagna.

L’appuntamento è per domenica prossima ed stato deciso ieri nel corso di una riunione del governo convocata d’urgenza dal premier Jean Castex ma a essere invitati non sono, come sarebbe logico, i ministri di tutti e 27 i Paesi membri dell’Unione, a partire da quelli maggiormente interessati da sbarchi e arrivi via terra come Italia, Grecia e Malta a Sud e Polonia a est. A scrutare l’orizzonte dell’Oceano saranno invece solo i responsabili immigrazione di Francia, Olanda, Belgio e Germania, insieme al collega britannico e alla Commissione europea. Di fatto il cuore di quell’Europa che anche in passato non ha mai nascosto tentazioni a rivedere in senso restrittivo il trattato sulla libera circolazione.

Capita, a volte, che anziché unire le tragedie finiscano col disaggregare. Ed è quanto sembra stia accadendo dopo il naufragio di mercoledì. Del resto non è la prima volta che Emmanuel Macron prova a cambiare Schengen, vuoi per i rischi legati al terrorismo, ma più spesso perché infastidito dai cosiddetti movimenti secondari, gli spostamenti dei migranti che, arrivati in un Paese, si spostano verso Nord provando così a raggiungere soprattutto Francia e Germania. Il presidente francese ci provò nel 2017, appoggiato allora dalla cancelliera Merkel, stufo di vedere i migranti risalire la penisola e attraversare il confine. Poi nel 2018, arrivando a ventilare un possibile isolamento dell’Italia. Infine l’anno scorso tornando a chiedere controlli rafforzati alle frontiere e una riforma delle regole di Schengen per fermare l’immigrazione irregolare. Ora potrebbe riuscirci.

L’appuntamento di domenica sembra voler riproporre quanto meno un giro di vite nei controlli ai confini in modo da bloccare il flusso di migranti verso le coste francesi. Insieme alla richiesta, sollecitata anche da Londra, di uno «sforzo internazionale» per fermare i trafficanti di uomini. «La Francia è un Paese di transito, ci battiamo contro queste reti di trafficanti che sfruttano la miseria, ma dobbiamo per questo migliorare la cooperazione europea», ha detto Macron che oggi è atteso a Roma per la firma del Trattato del Quirinale.

Dopo mesi di accuse reciproche Londra e Parigi firmano per ora una tregua nella speranza di riuscire a controllare il canale della Manica mettendo fine alle partenze. Il ministro dell’Interno francese Gerard Darmanin ha sentito la collega inglese Priti Patel che è tornata a proporre pattugliamenti congiunti del Canale, offerta per ora rifiutata dai francesi che si preparano invece a utilizzare i droni dell’esercito per pattugliare le coste settentrionali del Paese. Patel ha anche annunciato una nuova legge sui confini nella quale verranno affrontati i «fattori di attrazione» che spingono i migranti a tentare la traversata e previste nuove misure contro l’immigrazione illegale, tra cui anche la possibilità di condannare all’ergastolo i trafficanti di uomini.

Intanto la gauche francese si fa sentire e chiede al governo una «politica di accoglienza» migliore per i migranti e una revisione degli accordi di Le Touquet firmati da Nikolas Sarkozy nel 2003 che prevedono che la Francia blocchi i migranti diretti oltre Manica. «Per evitare che finiscano nella mani dei passeuer – ha detto Adrien Quatennens, numero due di France Insoumise – serve una via di passaggio legale verso il regno Unito», insieme a «una ripartizione dello sforzo per accogliere degnamente». François Guennoc, presidente dell’Auberge des Migrants che da anni si occupa di assistere i profughi a Calais ha invece contestato la politica delle autorità france si che, ha spiegato, «bloccano il confine e costringono i migranti a rischiare la vita».