Ieri sera speravano ancora di rivedere vive le loro mogli. Una speranza che i due giovani migranti, uno di origine eritrea e uno libica, affidavano ai soccorritori che a meno di un miglio dal porto di Lampedusa, dove i due erano stati portati da una motovedetta della Guardia costiera, hanno proseguito fino a notte fonda le ricerche dei dispersi nel naufragio di un barcone con almeno 150 persone a bordo avvenuto nel pomeriggio, quando le coste dell’isola siciliana sembravano ormai raggiunte. Operazioni di soccorso rese particolarmente difficili dalle condizioni del mare, con onde alte e raffiche di Libeccio di 23 nodi. Incertezza, fino a tarda sera, sul bilancio della tragedia, con la Guardia costiera che affermava di non aver avvistato corpi in mare e alcuni superstiti che parlavano invece di almeno venti dispersi.

Molto probabilmente si deve proprio alle cattive condizioni meteorologiche, che comunque non fermano le partenze dalla Libia in guerra, l’ennesima tragedia del Mediterraneo. Ce n’erano 150 sull’imbarcazione affondata ieri. Nel pomeriggio alla Guardia costiera di Lampedusa è arrivata la segnalazione di un barchino lungo appena 10 metri stracarico di persone che si trovava in difficoltà a meno di un miglio dalla costa. «Immediatamente sono state inviate sul posto quattro motovedette e sono stati allertati un elicottero e un aereo della Guardia costiera di Catania» ricostruisce la Capitaneria di porto, secondo la quale le cattive condizioni del mare hanno provocato il capovolgimento del barcone. 143 le persone recuperate, mentre stando alle testimonianze dei sopravvissuti ne mancherebbero all’appello almeno altre venti.

Seppure parzialmente, intanto comincia a sbloccarsi la situazioni della navi delle tre ong cariche di migranti e in attesa da giorni di un porto sicuro. Ieri sera dal Viminale è arrivata l’indicazione di Messina come scalo per la Ocean Viking, la nave di Medici senza frontiere e Sos Mediterranée con 213 naufraghi recuperati tra il 19 e il 21 novembre. Per loro Italia, Malta, Francia e Germania, ovvero i quattro Paesi che a settembre siglarono alla Valletta un accordo per la redistribuzione delle migranti, hanno chiesto alla Commissione europea di attivare le procedure per la distribuzione. «E’ la prima volta che accade», ha commentato il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese. «E’ un passo significativo in vista di una gestione realmente solidale dei flussi migratori che interessano la rotta mediterranea». Il fatto però che a muoversi siano stati i soli quattro Paesi che hanno dato vita al patto fa però pensare, al di là degli annunci, che finora nessun altro Stato dell’Unione avrebbe deciso di partecipare all’iniziativa europea.

Nessuna novità invece per le altre due navi alle quali al momento non è concesso neanche di fare ingresso nelle acque territoriali italiane per ripararsi dl maltempo: la Open Arms, con 73 migranti, e la Aita Mari, della ong basca MyDayterraneo, che ne ha tratti in salvo 78. «Onde di oltre quattro metri previste in poche ore. Continuiamo senza u porto sicuro dove far sbarcare le 73 persone che sono a bordo e senza autorizzazione per ripararci dal temporale. Questa è l’Europa di oggi», ha twittato la ong spagnola mentre per le prossime ore le previsioni danno un aumento del vento, con raffiche fino a 28 nodi, e del moto ondoso.

Sono centinaia i migranti che in questi giorni tentano di raggiungere l’Europa. Spesso intercettati dalla cosiddetta Guardia costiera libica che li riporta nei centri di detenzione dai quali fuggono. E’ successo anche ieri quando, in tre diverse operazioni, 206 persone sono state bloccate dalle motovedette libiche.