Territori coltivati esclusivamente a biologico, mense scolastiche che scelgono cibi biologici di qualità da somministrare ai bambini, turismo sostenibile, conoscenza e fiducia nei confronti dei produttori locali, filiera corta, amministrazioni comunali sensibili alla qualità dell’ambiente, alla valorizzazione del territorio e quindi alla salute dei cittadini.

No, non è una lontana utopia ma una realtà consolidata in gran parte delle regioni italiane. Si chiamano Biodistretti e sono aree geografiche, naturalmente vocate al biologico, nelle quali agricoltori, cittadini, operatori turistici, associazioni e pubbliche amministrazioni virtuose stringono un accordo per la gestione sostenibile delle risorse, partendo dal modello di produzione agricola.
Si tratta di una visione che Aiab ha lanciato molti anni fa e che però è stata presentata ufficialmente lo scorso 23 novembre, ufficializzando finalmente un modello che adesso in molti stanno copiando, distorcendo, a volte, l’idea originaria.
Quest’ultima prevede delle linee guida e dei requisiti (territoriali, produttivi, organizzativi) che devono essere rispettati perché si possa parlare di un veramente di un «Biodistretto».

La caratteristica che contraddistingue il modello AIAB è prima di tutto la presenza e il protagonismo dei produttori biologici. Deve essere il buon bio, di territorio, che porta vitalità e sviluppo economico locale, a guidare lo spirito di un biodistretto, in un momento in cui il biologico sta crescendo oltre ogni aspettativa attirando gli appetiti della grande distribuzione e di chi vede in esso solo un business, mettendo quindi in secondo piano l’aspetto decisivo del modello di sviluppo sostenibile.
Il marchio registrato «Biodistretto» sarà dunque autorizzato solo ai distretti che fanno parte della Rete AIAB e che aderiscono alle linee guida dell’associazione.

I biodistretti sono, inoltre, luoghi di sperimentazione: verso sistemi di garanzia e certificazione più snelli ed efficaci e metodi economici di produzione e gestione delle risorse naturali più performanti in termini economici, ambientali e sociali.
Oggi in Italia si contano poco più di 20 biodistretti certificati Aiab ma il numero è in costante aumento perché il modello «dal basso» che valorizza il territorio e le piccole aziende bio funziona davvero e piace sempre di più.
La Rete Aiab ha l’obiettivo di aggregare i biodistretti che si riconoscono nelle linee guida; assistere sia i nuovi sia quelli che già ci sono; fare rete per favorire la rappresentanza verso le istituzioni; promuovere e sostenere il biologico.