«Ma no, questa iniziativa l’abbiamo pensata un mese fa. Poi ha assunto anche una dimensione diversa». Il segretario Fiom Maurizio Landini nega di aver avuto intenzione di riunire a Bologna, ieri, al suo seminario su lavoro e welfare, quello che oggi appare il dream team della sinistra futura e rifondata. A Palazzo del Potestà ha invitato Fabrizio Barca «quando era uno dei pochi ministri che in Italia capiva di fondi europei»; Sergio Cofferati perché europarlamentare «e si riparte dall’Europa»; il giurista Stefano Rodotà, «perché presidente della Costituente dei beni comuni». Manca Nichi Vendola, d’accordo, «ma non abbiamo invitato leader politici». Ma oggi i primi due sono papabili candidati della sinistra Pd, il terzo è un mancato presidente della Repubblica, votato da M5S e Sel e padre nobile della «rifondazione della sinistra» che propone Vendola, nel frattempo passato all’opposizione del governissimo. Doti divinatorie Fiom? «No, se le avessimo giocheremmo al lotto», si schermisce Landini. I suoi minimizzano: «Abbiamo fortuna», dicono usando altro termini. Ma non c’è dubbio che, benché Landini non perda occasione per escludere un suo impegno in politica: i temi sindacali proposti dalla Fiom sarebbero un perfetto programma anche di un partito.C’è anche uno stile nuovo: al governissimo Pd-Pdl Landini manda a dire che «che quello che fa la differenza sono i fatti e gli atti concreti, non le persone». E la manifestazione nazionale della Fiom, il 18 maggio, non sarà «un giorno di protesta, ma un inizio».
Sergio Cofferati benedice. Non a caso sceglie questa occasione per tornare a parlare nella città di cui è stato sindaco, e in cui il suo partito di fatto non l’ha ricandidare, nel lontano 2008, per una delle mille battaglie intestine del Pd. Lui sgomberò il campo dichiarando il desiderio di ricongiungersi alla famiglia, a Genova. Dopo pochi mesi però ripartì per Bruxelles, da europarlamentare capolista Pd. «Cosa vuol dire essere di sinistra in Italia?», ha attaccato Cofferati, durante il suo applauditissimo intervento, sala strapiena. «Io non sento discutere di lavoro aggiungendo subito dopo il tema dei diritti. Questa è la battaglia da fare: aiutare la sinistra ad uscire dall’afasia dove è caduta partendo dai valori intorno ai quali costruisci la tua identità». E se il tema di «come si organizza la rappresentanza a sinistra ciascuno lo discute nelle proprie postazioni», qui con la Fiom si deve parlare di «rinnovamento delle politiche». Anche perché, gli risponde poi Landini, «se c’è qualcuno non capisce che dietro la sconfitta del voto ci sono le politiche di Monti, è meglio che ci rifletta». Landini lancia la sua «agenda»: reddito di cittadinanza, redistribuzione del lavoro e dell’orario, welfare. Cofferati, che è un ex segretario Cgil, applaude: «Quello che state facendo è meritorio».

Sullo sfondo c’è lo sfascio del centrosinistra. Una coalizione finita, dopo l’alleanza Pd-Pdl? «Nell’immediato c’è da fare una battaglia nel Pd su temi, valori e identità. Ma con chi condivide temi e valori l’interlocuzione non è chiusa», dice Cofferati. Che però alla domanda se intende presentarsi candidato leader al congresso del Pd, a ottobre, non risponde. Del resto nella «ditta» per ora Bersani punta sul suo successore alla Cgil, Guglielmo Epifani. Barca si è già fatto indietro. Infatti all’iniziativa bolognese manda un videomessaggio.

Anche Rodotà dà forfait, anche lui videomessaggia l’assemblea. Ma non elude il punto: ritroviamo «un filo comune nel variegato mondo del lavoro e della sinistra». Rodotà sarà sul palco il 18 maggio in una piazza San Giovanni riconquistata alla sinistra. Ci sarà anche Gino Strada. Per lanciare quella che Landini chiama «una nuova coalizione sociale fondata sul lavoro, sulla salute e sulla costituzione. Che diventino il perno della trasformazione della società». È il programma sindacale «per riunificare il lavoro». Ma anche per riunificare la sinistra suona perfetto. «Non bisogna caricare la Fiom della responsabilità di ricostruire la sinistra», avverte Giorgio Airaudo, ex numero due di Landini e oggi deputato indipendente di Sel. «Ma certo, quello che indica la Fiom è il perimetro sociale per riunire la sinistra. Tutta, anche quella che in parte è rappresentata dal M5S».