Dopo tre mesi di trattativa a porte chiuse domenica è andato in porto l’accordo difficile e per nulla scontato per un governo di coalizione tra i due maggiori antagonisti della politica austriaca, il partito popolare Oevp dell’ex cancelliere Sebastian Kurz e i Verdi di Werner Kogler.

Entrambi sono stati i vincitori delle elezioni politiche anticipate del settembre scorso: in testa l’enfant prodige Kurz al 37%, al quarto posto i Verdi ritornati con successo in parlamento col 14%.

Il matrimonio ormai sicuro – tranne la sorpresa di un voto contrario da parte del congresso straordinario dei Verdi convocato per il 4 gennaio – non è certo d’amore ma di necessità. Il partito socialdemocratico (Spoe) della poco felice leader Pamela Rendi Wagner si era mostrato fuori gioco, tramortito dal colpo del peggior risultato elettorale di sempre.

Il partner d’amore, l’estrema destra della Fpoe di H. C. Strache (dalla quale Kurz nel 2017 aveva persino copiato il programma elettorale), è finito travolto dagli scandali e punito dal voto. Non solo l’Ibizagate che nel giugno scorso ha fatto saltare il governo Kurz-Strache, ma poi le spese pazze del capo degli onesti pagate con la cassa del partito e un’escalation di nuovi scandali con Strache imputato di corruzione e peculato, espulso dalla Fpoe. Per Kurz era diventato difficile tenersi la Fpoe come riserva se il negoziato con i Verdi non fosse andato in porto.

I Verdi dal canto loro hanno accettato la sfida di un confronto con il sempre detestato Kurz per impedire la riedizione di un governo tra popolari con l’estrema destra e un’ulteriore orbanizzazione del paese. Quell’obiettivo, fermare la marcia verso una democrazia autoritaria, forse si può già presumere raggiunto anche se il contenuto dell’accordo non si conosce ancora. Al lavoro ora per le ultime limature, il 2 gennaio verrà reso pubblico.

Grandi ostacoli che parevano insormontabili, pietre gigantesche, sono stati rimossi e superati, hanno dichiarato Kurz e Kogler. Alcuni particolarmente indigesti per i Verdi li ha rimossi la Corte costituzionale: a dicembre con due distinte sentenze ha abrogato il decreto sicurezza che riguardava la sorveglianza dei cittadini e gli articoli della legge nuova di Sozialhilfe, aiuto sociale – così è stato rinominato il vecchio «reddito di sicurezza minima» – che vincolavano il reddito alla conoscenza del tedesco e riducevano la quota per famiglie con più bambini.

Nota intanto la ripartizione dei ministeri e alcuni nomi. I Verdi ne avranno cinque, il più importante un super ministero delle infrastrutture che comprende ambiente, trasporti ed energia. La titolare sarà una nota attivista ambientalista, Leonore Gewessler, politologa già presidentessa della ong Global 2000 e della Green european foundation di Bruxelles.

Ai Verdi anche giustizia, sociale e sanità, cultura e arte, e in carica al vice cancelliere sport. Ai popolari i dicasteri law and order interni e difesa, esteri, finanze, economia, istruzione, agricoltura e un nuovo ministero dell’integrazione «contro la formazione di società parallele».

Sarà la prima volta dei Verdi austriaci al governo nazionale. Malumore dei delegati al congresso per i tempi brevi di studio dell’accordo. Ma il loro consenso viene dato molto probabile, visto il coinvolgimento nei negoziati della componente anche più critica e di sinistra rappresentata da Vienna.