A cinque giorni dal ferimento di tre tifosi del Napoli all’esterno dello stadio Olimpico di Roma, prima della finale di Coppa Italia, la dinamica dello scontro tra supporter partenopei e commando romanista resta da chiarire. Ieri gli inquirenti hanno effettuato un sopralluogo a Tor di Quinto e, dopo aver diffuso almeno tre differenti versioni dei fatti, pare abbiano stabilito che a capeggiare l’assalto ai pullman di tifosi azzurri fosse Daniele De Santis, il capo ultrà conosciuto in curva Sud come Gastone, nonostante la prova stub positiva solo in parte. Lui a volto scoperto e altri quattro, nascosti dal casco (gli inquirenti stanno cercando di identificarli), avrebbero assaltato i bus con pietre e bombe carta. Il gruppo, di fronte alla reazione dei napoletani, sarebbe scappato lasciando da solo Gastone. De Santis sarebbe stato picchiato una prima volta prima di aprire il fuoco con la pistola ritrovata al Ciak Village. Questa la ricostruzione degli inquirenti, che ieri si sono fatti accompagnare a Tor di Quinto da tre frequentatori del circolo, uno dei ritrovi dalla destra neofascista capitolina, ambiente di provenienza di Gastone. Tra loro Donatella Baglivo, la donna che ha preso la pistola di De Santis e l’ha gettata in un cestino.

Gli inquirenti non sembrano intenzionati a seguire nessun altra strada come l’ipotesi che l’assalto ai pullman servisse ad attirare i tifosi azzurri in un agguato orchestrato con un gruppo più ampio di persone (come racconta il club lombardo Napoli Milano Partenopea), né vogliono sentire parlare di una seconda pistola (sarebbe stata vista da testimoni anonimi). Secondo la procura i tre partenopei feriti avrebbero rincorso De Santis «per regolare i conti»: in attesa del processo, per Ciro Esposito (le cui condizioni restano serie ma stabili) il gip ha disposto la libertà; per Alfonso Esposito e Gennaro Fioretti (anche loro feriti) obbligo di firma. Per Gastone custodia cautelare in carcere, « per evitare – scrive il giudice – che possano essere commessi reati dello stesso tipo di quello contestato», per la «violenza della condotta, la futilità dei motivi dell’azione, l’assoluta mancanza di controllo e l’incapacità di ponderazione della misura e del senso del pericolo per sé e per gli altri». Secondo il giudice, De Santis ha la manifesta tendenza a farsi giustizia da sé, visti anche «i gravi, reiterati e specifici precedenti penali e carichi pendenti».

Le indagini proseguono anche sul fronte di ciò che è accaduto all’interno dell’Olimpico prima della partita. «Non esiste l’indagine sulla trattativa perché non è un reato previsto dal codice»: alla procura di Roma la definizione giornalistica non è piaciuta così il procuratore Giuseppe Pignatone ha precisato che l’ipotesi di reato è violenza privata e minacce. A restare invariata è la sconfessione del ministro dell’Interno Alfano. I pm stanno acquisendo la relazione della giustizia sportiva (che ha squalificato il campo del Napoli per due turni più una multa da 60mila euro) e di tutti gli altri soggetti istituzionali presenti all’Olimpico. Finirà tutto nel fascicolo che vede Gennaro De Tommaso, leader del gruppo ultrà dei Mastiffs, indagato per essere entrato in campo e per aver indossato la maglia «Speziale Libero». Il campionato si avvia alla fine in un clima teso: Roma-Juventus in programma domenica verrà anticipata al pomeriggio alle 17.45.

Il giro si vite sugli ultrà è quello che invocano tutti i vertici istituzionali, facendone magari l’ennesimo esperimento per future attività di contrasto a cortei e manifestazioni. Il presidente della repubblica Napolitano ieri ha chiesto «intransigenza assoluta» per chi si presenta con spranghe, con bombe-carta, chi attacca, incendia e devasta negli stadi ma anche nelle strade, sottolinea. Il capo della polizia Alessandro Pansa ha spiegato che è in dirittura d’arrivo «un regolamento con valore normativo capace di prevedere con certezza e omogeneità i comportamenti delle forze dell’ordine in occasione di controlli, fermi e manifestazioni. Saranno regole note a tutti, chiare e vincolanti, e serviranno a tutelare i cittadini, ma anche e soprattutto gli agenti che operano spesso senza sapere in che modo la loro condotta sarà valutata dall’autorità giudiziaria e dai superiori».