I toni sono duri, ed espliciti i soggetti ai cui Giorgio Napolitano si rivolge seppure senza fare mai un nome. Nei giorni in cui scoppia lo scandalo sulla mafia capitale il capo dello Stato manda l’ennesimo messaggio ai partiti chiedendo ancora una volta un’inversione di rotta, mettendo allo steso tempo in guardia anche sui rischi dell’antipolitica. Parole che sono un chiaro riferimento a Matteo Salvini e Beppe Grillo che proprio ieri a Roma ha presentato il referendum del M5S contro l’euro. E che inevitabilmente suscitano la reazione immediata del comico genovese: «Napolitano deve stare attento perché se no lo denunciamo per vilipendio del M5S». Una battuta, ovviamente, ma che rende bene il clima di gelo che ancora corre tra grillini e Quirinale.
Il presidente della repubblica parla all’Accademia dei Lincei dove interviene per partecipare a un ’iniziativa intitolata «Crisi dei valori da superare e speranze da coltivare per l’Italia e l’Europa di domani». Tema perfetto per intervenire su una vicenda come quella che rischia di far precipitare il comune di Roma. «Un grave decadimento della politica» che «senza moralità» degenera in corruzione, dice il capo dello Stato invitando i partiti a reagire: «Non deve mai apparire dubbia la volontà di prevenire e colpire le infiltrazioni criminali e pratiche corruttive nella vita politica e amministrativa che si riproducono attraverso i più diversi canali, come in questo momento è emerso dai clamorosi accertamenti della magistratura della capitale».
Napolitano potrebbe fermarsi qui, ma sceglie invece di fare un passo in più colpendo quello che considera un altro pericolo, seppure di diversa natura, per la democrazia come l’antipolitica, fenomeno ormai dilagante nel paese. «la critica della politica e dei partiti, preziosa e feconda nel suo rigore, è degenerata in antipolitica, cioè in patologia eversiva», dice. Occorre quindi reagire con urgenza «denunciandone le faziosità, i luoghi comuni, le distorsioni e impegnandoci su scala ben più ampia non solo nelle riforme necessarie ma anche nel riavvicinare i giovani alla politica».
Quando Napolitano parla, Beppe Grillo ha appena finito di presentare a Roma il referendum consultivo indetto dal M5S contro l’euro. In mattinata Matteo Salvini l’aveva provocato definendo la consultazione grillina «una presa in giro», «una perdita di tempo». «È un referendum consultivo che la Costituzione non prevede. Ha tempi lunghi ed efficacia zero. Piuttosto facciamo un sondaggio», aveva detto il leader della Lega che con Grillo si contende la battaglia antieuropeista. La risposta arriva nel corso della conferenza stampa che Grillo tiene nel pomeriggio al Senato e nella quale accusa la lega di essere come tutti gli altri partiti: «Hanno rubato anche loro, e sono stati 8 anni al governo», dice. Poi, riferendosi a quando Roberto maroni era al Viminale, prosegue: «Ha finanziato con 32 milioni di euro i campi nomadi. la Lega c’era dentro».
Schermaglie, ma fino a un certo punto. Nei sondaggi la Lega continua a salire mentre il M5S sembra essere sempre inchiodato tra il 18 il 19%, ben lontano dai successi del passato. Nonostante questo Grillo si dice pronto ad andare subito alle elezioni, se dovesse accadere. E cavalcando anche lui l’onda dello scandalo romano lancia sospetti sugli esiti delle elezioni europee. «Chi assicura che non erano truccate?».