Il sottosuolo della capitale del mezzogiorno è ricco di grotte e cunicoli, gallerie e cisterne, catacombe e vasche, anfratti rocciosi e scavi amatoriali ed è ormai diventato la nuova attrazione cittadina con un’offerta variegata di esplorazioni e percorsi segreti, abitualmente calpestati da residenti, turisti, semplici curiosi. Le caverne sono state principalmente scavate dagli uomini,se pensiamo al misterioso Antro della Sibilla (nella zona di Cuma) o alla Crypta Neapolitana (la mitica Grotta di Posillipo, secondo la leggenda realizzata da Virgilio e cantata da Goethe) fino ad arrivare all’odierno cinema Metropolitan, ricavato dalle spettacolari grotte in zona Chiaia, le vasche d’ittiocultura inventate dai Romani.

Sono stati prima i coloni greci più di tremila anni fa e poi gli antichi concittadini di Giulio Cesare a scavare le prime cave sotterranee per ricavare i blocchi di tufo, roccia d’origine vulcanica facile da tagliare e molto resistente, per costruire le mura cittadine e tanti edifici maestosi. Poi la storia di Napoli ricorda nel 537 Belisario, generale di Giustiniano imperatore, che assedia la città per liberarla dai Goti. E dopo alcuni mesi trova il jolly, il reticolo dell’acquedotto sotterraneo che gli permette d’entrare per aprire le porte del municipio e farsi strada tra saccheggi e uccisioni. Stessa strada, percorsa novecento anni dopo, da Alfonso d’Aragona per impadronirsi della città con le sue truppe. E poi naturalmente i pozzari (o cavamonti), i lavoratori idraulici che avevano la cura di una fitta schiera di sorgenti nascoste, alle radici di un’altra figura del folklore napoletano, ‘o Munaciello, spiritello domestico vestito con l’abito bianco e nero dei monaci, «buono con chi lo rispetta e dispettoso con chi lo maltratta», un piccolo demonio con poteri soprannaturali che s’affacciava a sorpresa nelle case popolari provenendo dal basso e troverebbe riparo nelle rovine di antichi monasteri.

Da oltre 30 anni, Napoli Sotterranea offre escursioni nei luoghi più affascinanti e suggestivi sotto il calpestio della città. Un mondo a parte, per molto ancora inesplorato, isolato nella sua quiete millenaria eppure strettamente collegato con la città. E’ il grembo di Napoli, da cui essa stessa è nata. Napoli Sotterranea è stata la prima organizzazione a “curare” quello che c’era sotto il tracciato di strade e giardini. Inizialmente si trattava di itinerari e opere lasciate in abbandono e recuperate con un sapiente lavoro di ripulitura e valorizzazione. Nel cuore della città greco-romana, in Piazza San Gaetano, a pochi passi da san Lorenzo Maggiore, che ospita, a diversi metri di profondità, magazzini e manufatti romani, c’è l’ingresso di Napoli Sotterranea, che organizza escursioni, anche a lume di candele e di torce, tra gallerie, cunicoli e cisterne. Durante l’escursione oltre ad ammirare i resti dell’antico acquedotto greco-romano e dei rifugi antiaerei della Seconda Guerra Mondiale, si visiteranno il Museo della Guerra (nato nel 2008, in esposizione materiali, oggetti e documenti relativi al periodo che va dal giugno 1940 a settembre 1943)., gli Orti Ipogei (www.ortipogei.it), la Stazione Sismica “Arianna” e i resti dell’antico Teatro greco-romano, accessibili da una proprietà privata, un edificio abitato che l’ingloba attualmente.

Residui di arredi, graffiti e vari oggetti in ottimo stato di conservazione testimoniano ancora oggi la grande paura dei bombardamenti e i numerosi periodi della giornata vissuti nei rifugi, facendo riemergere uno spaccato di vita importante e al tempo stesso tragico della storia cittadina.

Il museo del Sottosuolo, una struttura abbastanza recente e con una programmazione di letture, spettacoli teatrali e altro, si trova a venticinque metri di profondità, nel sottosuolo di piazza Cavour. In un dedalo di cunicoli e cave di tufo c’era uno dei più noti rifugio anti-aereo di tutta la città: un posto frequentato da migliaia e migliaia di napoletani. Ebbene, nello stesso luogo, a distanza di oltre mezzo secolo, grazie all’iniziativa e al desiderio del presidente del Centro Speleologico Meridionale, Clemente Esposito, è stato ricavato un sito altamente suggestivo, in cui si condensano secoli di storia made in Partenope.

Ad aiutarlo e a sostenerlo, in questa difficile opera, tanti amici e volontari tra cui Luca Cuttitta, attuale gestore della struttura museale. E’ attraverso la loro opera e quella delle guide messe a disposizione che, infatti, le meraviglie celate di Neapolis possono mostrarsi al pubblico.

L’ingresso al Museo si trova a pochi passi dalla linea 2 della Metropolitana: un’anonima porticina, fronte strada, accoglie il visitatore proiettandolo, come per magia, in un viaggio a ritroso nel tempo, nelle paure antiche. Nel museo sotterraneo è stata realizzata una vera e propria opera di riambientazione ricca di cimeli e testimonianze dell’epoca, che il pubblico può ammirare nelle ampie sale del complesso di piazza Cavour: si va dalle lucerne ad olio agli antichi picconi ed utensili utilizzati, nel corso dei secoli, dai cavatori napoletani; dai cocci di anfore impiegati per prelevare l’acqua, alle ampolle e alla strumentazione medica appartenute, un tempo, a un’antica farmacia rinvenuta nel centro storico.
Tutti reperti di scavo, magari privi di valore artistico, ma intensamente impregnati di quel fascino che solo la storia è in grado di infondere agli oggetti.