Il 2018 è stato accolto a Napoli da una piazza del Plebiscito invasa da turisti e residenti, hanno dovuto passare i controlli antiterrorismo per accedere all’emiciclo.

Dal palco i musicisti della città: I Terroni Uniti, la band capitanata da Massimo Jovine dei 99Posse nata nei giorni del contestato arrivo di Salvini, e Capitan Capitone, la ciurma diretta dal sassofonista Daniele Sepe. A teatro fino all’Epifania Peppe Barra mette in scena il suo classico La cantata dei pastori. È la città che si offre a chi è venuto a scoprirla. I decumani sono le strade più battute dai turisti, ogni angolo una scoperta. La Cappella Sansevero con il suo Cristo velato è una tappa fissa, subito prima la chiesa di Santa Chiara, il Gesù nuovo e San Domenico, subito dopo il Duomo con le cappelle paleocristiane e il tesoro di San Gennaro. Nella zona c’è tanta vitalità che un marchio storico della gastronomia, Moccia, ha chiuso nella ricca Chiaia per aprire a Spaccanapoli. Ma il 2017 è stato soprattutto l’anno del rilancio dei musei.

 

Napoli_museo_archeologico2

I MUSEI Il Museo Archeologico Nazionale nel 2017 ha superato i 505mila ingressi. A Natale in mostra la civiltà dei Longobardi ma durante l’anno ci sono stati i progetti sociali: 700 minori coinvolti in un lavoro sull’identità della città o Diario di viaggio da Forcella al Mann, con i ragazzi di Forcella per la creazione di un percorso dal Complesso dell’Annunziata fino all’Archeologico.

Al Madre i visitatori nel 2017 sono stati 65mila. La rivista Artribune nel suo Best of 2017 ha inserito tre realtà partenopee: il Mann come migliore museo d’Italia, il direttore del Madre Andrea Viliani come miglior direttore e Giuseppe Morra (motore del Museo Nitsch, Casa Morra e del progetto Quartiere dell’Arte) come miglior collezionista-mecenate. Numeri record per le Catacombe di San Gennaro: il 2017 è stato archiviato con 100mila visitatori. La gestione è affidata alla cooperativa sociale La Paranza: 25 ragazzi che portano i turisti in un viaggio nelle viscere di Napoli da Capodimonte al Rione Sanità attraversando la storia, a partire dal II secolo dC.

Il Museo e Real Bosco di Capodimonte domina dall’alto: 229.240 biglietti staccati nel 2017 (più 27% sul 2016), 1.721 solo il 28 dicembre.

La Municipalità lavora al progetto La collina dell’Arte: «Sette anni fa a Napoli arrivavano mezzo milione di turisti – spiega il presidente, Ivo Poggiani – oggi arriviamo a 7 milioni e gravitano quasi tutti sul centro storico. È importante allargare il circuito anche alle zone meno battute sia per dare sollievo al centro, troppo congestionato, che per rinnovare l’offerta». La collina dell’Arte coinvolge Capodimonte con i suoi tesori e poi le perle della Sanità fino ai Ponti Rossi. Il nodo restano i trasporti: nel Patto per Napoli è stato finanziato il tunnel della metro che collegherà Materdei con la Sanità. A Capodimonte dovrebbe arrivare un filobus.

NAPOLI NELLO SCHERMO Della condizione dei trasporti si lamentano i turisti, che non apprezzano neppure le strade di Napoli non particolarmente pulite. Eppure arrivano perché è il suo stesso immaginario che è potente tanto da imporsi su grande e piccolo schermo. Nel periodo delle feste di Natale in tv era in rotazione lo spot Dolce&Gabbana, quello girato l’anno scorso sequestrando letteralmente vicoli del centro e lidi di Posillipo. Su Sky a dicembre è andata in onda Gomorra 3 (ma c’erano già stati sulla Rai Sirene e I bastardi di Pizzofalcone), il 28 è arrivato al cinema l’ultimo film di Ferzan Ozpetek Napoli velata, mentre Gabriele Salvatores annuncia che potrebbe girare in città il remake di Nirvana. Sono molte le produzioni che scelgono le vie partenopee perché trovano una scuola importante di attori, musicisti e tecnici oltre a location di sicuro impatto.

I VOLI Il 2017 è stato per Napoli l’anno del boom turistico. I dati dei transiti dall’aeroporto di Capodichino sono eloquenti. Dal 22 dicembre al 7 gennaio sono previsti circa 335mila passeggeri. L’anno si è chiuso con circa 8,6 milioni di utenti, più 26% rispetto al 2016. Dieci anni fa tutto quello che si poteva fare all’interno dello scalo era compare il giornale, bere un caffè e incellofanare la valigia. Oggi si fa shopping, si guardano mostre e chi vuole può soggiornare nelle minicamere superaccessoriate del Capsule Hotel, anche solo per un’ora. Lo scalo è gestito dalla Gesac. I conti della società vanno benissimo, sull’onda del successo delle compagnie low cost. Il presidente della regione Campania, Vincenzo De Luca, non si è fatto sfuggire l’occasione: se ha fatto tutto il possibile per rimandare l’unificazione della gestione dei porti di Napoli e Salerno, voluta dal governo, si è invece impegnato in prima persona per accollare alla Gesac l’aeroporto Costa d’Amalfi di Pontecagnano. Lo scalo salernitano macinava perdite senza attrarre voli: nel 2015, anno dell’elezione di De Luca a governatore, i debiti della spa che lo gestiva ammontavano a 1 milione 277mila euro; a metà mese dovrebbe cominciare la fusione per l’incorporazione con Capodichino.

L’aeroporto di Napoli funziona a pieno ritmo eppure la metropolitana ancora non lo collega alla città.

TRASPORTI La stazione Capodichino della metro dovrebbe essere inaugurata entro il 2022, per allora si spera che siano stati risolti i guai del settore trasporti.

L’Anm è interamente partecipata dal comune e gestisce autobus, metro, funicolari e parcheggi. Nel 2015 le perdite sono state di 42milioni, nei due anni successivi si sono accumulati ulteriori 49milioni. La gestione non funzionava neppure quando c’era il Pd ad amministrare ma i tagli al settore decisi dal governo hanno innescato il tracollo. Il resto l’hanno fatto i biglietti non pagati, gli sprechi e i piani industriali inefficienti o non rispettati. Il 22 dicembre Anm ha depositato in tribunale la richiesta di concordato preventivo per evitare il fallimento. Mancano gli autisti, il parco autobus è di soli 568 mezzi con 16 anni di attività. Pochi i vagoni della Linea 1, la metropolitana pluripremiata per le Stazioni dell’arte. Quest’anno dovrebbero arrivare 100 bus e 20 treni se l’azienda sopravvive. A Capodanno le corse si sono fermate alle 20, lasciando città e turisti a piedi. Il comune aveva chiesto uno sforzo ai lavoratori su base volontaria, per corrispondere lo straordinario si sarebbe dovuto chiedere il permesso al tribunale. All’interpello non ha risposto nessuno. L’assessore al Bilancio, Enrico Panini, sottolinea: «Nonostante la crisi, nessun lavoratore è stato licenziato. Era stato chiesto per il 31 un armistizio per il bene della città ma è prevalso l’arrocco». I sindacati replicano: «È solo grazie ai lavoratori se si riesce ancora a garantire parte dei servizi minimi».

Il sindaco Luigi de Magistris a Capodanno ha spiegato: «Vogliamo migliorare la città puntando alla qualità dei servizi, in particolare del trasporto pubblico».

L’Eav, la società del ramo della regione Campania, ha lavorato a Capodanno. Ha potuto farlo perché ha scansato il fallimento nel 2016 grazie a un decreto legge del governo voluto dal Pd: la norma ha riconosciuto all’Eav 600 milioni per lavori fatti sulla rete, liquidati subito ma prelevati dal Fondo sviluppo e coesione.

ALBERGHI E B&B Per tutte le vacanze di Natale, spiega Federalberghi, la percentuale di camere occupate si è tenuta al 65%, 5 punti in più del 2016. Sold out a Capodanno. La media annuale è passata dal 75 al 78%. Antonio Izzo, presidente di Federalberghi Napoli, spiega: «Basterebbero pochi interventi del comune per migliorare: qualche bagno pubblico e infopoint stabili con personale qualificato».

Il settore è in piena espansione ma c’è un prezzo da pagare. Gli attivisti di Magnammece o’ pesone hanno analizzato gli effetti del turismo sul mercato delle locazioni, anche grazie allo studio elaborato dall’architetta Alessandra Esposito. «C’è stato un incremento di sfratti nei quartieri storici – spiegano -, anche di interi palazzi. Ad esempio l’edificio di Rua Catalana di proprietà della famiglia dell’ex assessore regionale Severino Nappi dove, dopo lo sgombero degli inquilini, una parte dei vani sono stati affidati alle agenzie come case vacanza. O ancora altri due palazzi presso Porta di Massa». Il fenomeno è esploso in Italia a partire dal 2014, quando c’è stato un incremento di host su Airbnb del 550%: «L’Italia è il terzo cliente della piattaforma dopo gli Usa e la Francia. Di queste transazioni, solo una minoranza riguarda la locazione di stanze in case dove si ha la residenza, oltre il 60% interessa interi appartamenti.

È la turistizzazione dei quartieri storici con la trasformazione della casa in un bene di consumo». A Napoli i censimenti della piattaforma segnalavano tre mesi fa 5.472 host raggiunti: «Un numero non elevatissimo rispetto a Barcellona, che ne ha il triplo ma spalmato su più zone, mentre a Napoli quasi tutti sono concentrati nella zona patrimonio Unesco, dove il processo di espulsione dei residenti procede a grande velocità. Un mercato fruttuoso perché spesso avviene in elusione fiscale».