L’hanno caricato su un’auto intorno alle 2 di giovedì notte e l’hanno portato al Pellegrini di Napoli: il ventiduenne Vincenzo Rossi è arrivato all’ospedale della Pignasecca con ferite d’arma da fuoco alla caviglia sinistra e alla gamba destra. Gli amici e la guardia giurata lo stavano sollevando sulle scale che portano al pronto soccorso quando un uomo con casco integrale ha scavalcato la transenna all’ingresso, si è precipitato verso il cortile interno, poi ha notato il gruppo di ragazzi ed è tornato indietro, ha sollevato la pistola calibro 9 e ha fatto fuoco per quattro volte. Due fori di proiettile ieri mattina erano visibili sulla parete, sopra l’ascensore, altri due erano nei gradini. «Insieme al ragazzo ferito sono arrivati altri minori, erano in tutto una ventina – ha raccontato Giuseppe Fedele, chirurgo in sevizio al momento della sparatoria -. C’era una ragazza di 16 anni con una ferita di striscio agli arti inferiori, provocata dai colpi sparati dall’uomo col casco. Stavamo per ricoverarla ma quando le ho chiesto di chiamare i genitori, visto che è minore, è scappata. Lo stesso ha fatto un altro giovane».

Le immagini della telecamera, posizionata proprio sopra la scalinata, sono al vaglio dei carabinieri, che stanno indagando sul terzo episodio di sangue in appena un mese e mezzo, dopo l’uccisione di Luigi Mignano a San Giovanni a Teduccio il 9 aprile davanti al nipotino di tre anni e mezzo, quindi l’agguato a Salvatore Nurcaro a piazza Nazionale il 3 maggio durante il quale venne ferita Noemi, la bambina di 4 anni che solo ieri ha cominciato a nutrirsi e a respirare spontaneamente. Proprio giovedì pomeriggio il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, era tornato a Napoli per il quarto Comitato per l’ordine e la sicurezza, solita passerella per la propaganda elettorale mentre il crimine organizzato prosegue nei suoi traffici e persino nei regolamenti di conti a mano armata. Il deputato dem Emanuele Fiano ha definito Salvini «un pr, non un ministro».

Dalle prime ricostruzioni, Rossi sarebbe stato caricato in auto da quattro conoscenti nella vicina via Toledo quando era già stato ferito, vista l’assenza di sangue e bossoli a terra. La sparatoria potrebbe essere avvenuta ai Quartieri spagnoli, alle spalle quindi di via Toledo. Il ventiduenne, che vive all’Arenella, era stato arrestato nel 2017 con l’accusa di tentato omicidio, dopo l’accoltellamento di un sedicenne in via Scarlatti, al Vomero. Per quell’episodio era stato ai domiciliari ma era tornato in libertà grazie al tribunale del Riesame. La procura dei Minori aveva però accertato l’esistenza di un’associazione per delinquere composta soprattutto da minorenni, il cui obiettivo era di affermare la propria supremazia al Vomero.

Maria Corvino, direttrice sanitaria del Pellegrini, ha commentato: «Siamo in una zona di guerra. È la prima volta che succede una cosa del genere in un pronto soccorso». Nel 2004 i sicari dei Lo Russo uccisero un rivale del clan Stabile mentre era nell’ambulanza che lo stava trasferendo in una clinica privata. «Nelle strutture sanitarie napoletane – spiega Bruno Zuccarelli, del sindacato Anaao Assomed – l’arroganza della camorra è in crescita. Dall’inizio dell’anno, ci sono state cento aggressioni al personale». Il sindaco Luigi de Magistris ha sottolineato: «Il tema della sicurezza dei presidi sanitari l’ho posto più volte in sede di Comitato per l’ordine e la sicurezza. La città necessita nelle ore notturne di un presidio del territorio maggiore». E la ministra della Salute, Giulia Grillo: «La Sanità campana è abbandonata a se stessa, incontrerò presto i medici».