Il candidato ieri mattina ha parlato a cento studenti di una scuola media di Ponticelli, periferia orientale di Napoli. Non votano, ma i loro genitori sì. Del resto il candidato non è ancora ufficialmente tale e resta al suo posto di sostituto procuratore generale malgrado i continui impegni pubblici. Sembra che Catello Maresca scioglierà la sua lunghissima riserva – sono passati quattro mesi da quando ha spiegato al Mattino che genere di candidato sindaco di Napoli sarebbe stato – tra pochi giorni. Del resto lo stesso quotidiano ha già pubblicato i nomi delle liste civiche che lo sosterranno e ha descritto i manifesti elettorali. Il segreto di Pulcinella ha retto solo davanti al Consiglio superiore della magistratura che, l’unica volta che si è occupato del caso, ha deciso a maggioranza che Maresca può fare quel che vuole. L’unico obbligo di legge per un magistrato è quello di collocarsi in aspettativa al momento in cui firmerà ufficialmente la candidatura, solo trenta giorni prima del voto per le comunali che – come si sa – per l’emergenza è stato spostato in autunno.

Si candidasse in parlamento e non, come farà, a sindaco di Napoli, Maresca avrebbe dovuto chiedere l’aspettativa sei mesi e non trenta giorni prima del voto. Forse per questo ieri era circolata la voce, smentita, che l’annuncio ci sarebbe stato oggi quando mancheranno appunto sei mesi al 15 ottobre che è il termine massimo (introdotto con decreto) per le prossime amministrative, quelle che originariamente erano previste in primavera. Per un magistrato che si candida a sindaco nella città dove esercita non ci sono filtri, malgrado l’Associazione nazionale magistrati raccomandi ai suoi iscritti di evitare. Maresca si è dimesso dall’Anm. Anche il Csm aveva chiesto al parlamento di porre qualche limite, ma dopo anni è arrivato solo il disegno di legge attualmente all’esame della camera che prevede il divieto per i magistrati di candidarsi a sindaco nei comuni dove hanno prestato servizio nei due anni precedenti le elezioni. In futuro nuovi casi Maresca non saranno possibili. Ma intanto.

«Soprattutto in un contesto caratterizzato da una forte conflittualità, il diritto dei magistrati all’impegno politico, che difendo, trova un limite nel candidarsi alle elezione direttamente nei luoghi dove svolgono le funzioni – dice Giovanni Zaccaro, consigliere togato del Csm di Area, uno dei nove (contro dodici) che a gennaio votarono contro l’archiviazione del fascicolo su Maresca. – Anche se in liste civiche, queste candidature trasformano il magistrato in uomo di parte e soprattutto rischiano di gettare un’ombra sulla attività giurisdizionale che ha svolto».

Gli unici limiti che interessano Maresca, invece, al momento sono quelli che vorrebbero mettergli Forza Italia e Fratelli d’Italia, che mal tollerano una candidatura troppo esterna e “civica”. Più strutturati in città, non possono come Salvini abbracciare senza condizioni il papa straniero. È per questo che da settimane il leghista svela il segreto di Pulcinella e parla del candidato Maresca come cosa fatta. Anche se ha ancora la toga sulle spalle.