Sarebbe stato Gennaro Mola, ex assessore Pd al comune di Napoli e compagno di Valeria Valente, a fornire la documentazione falsa relativa a nove candidati inconsapevoli, finiti nella lista civica diretta emanazione di Valente, candidata a sindaco del partito democratico alle scorse comunali partenopee (dove non è riuscita a qualificarsi per il ballottaggio).
A raccontarlo ieri al pm Stefania Buda, in oltre tre ore di interrogatorio, è stato Salvatore Madonna per adesso l’unico indagato per violazione della legge elettorale. Consigliere comunale Pd uscente poi rieletto (si è autosospeso dal partito la scorsa settimana), Madonna è stato utilizzato come pubblico ufficiale nella notte del 6 maggio: avrebbe spiegato al pm che a consegnargli il verbale con 13 nomi sarebbe stato Mola. L’operazione sarebbe avvenuta in una stanza dove si recarono per allontanarsi dalla confusione che regnava nella sede del comitato. Madonna avrebbe ammesso di aver certificato le firme senza che fossero presenti i diretti interessati, un comportamento «superficiale» dettato dalla fretta, a poche ore dalla scadenza per la presentazione delle liste. Le generalità nei verbali non furono trascritte da Madonna, che si limitò soltanto ad apporre la propria firma autenticando così quelle dei candidati.