Il verdetto della commissione prefettizia è arrivato ieri: nella corsa al consiglio comunale di Napoli, il prossimo ottobre, restano fuori Prima Napoli, cioè la Lega che ha scelto di travestirsi da civica; Catello Maresca sindaco e Catello Maresca, le due civiche del candidato sindaco del centrodestra; Alessandra Clemente sindaco, la civica dell’ex assessora della giunta de Magistris, pure lei in lizza per diventare prima cittadina. Una grana che rischia di terremotare soprattutto il centrodestra e la corsa del pm in aspettativa. Non si tratta però di un esito definitivo poiché tutti i comitati annunciano ricorso. Dallo staff di Clemente fanno sapere che «la bocciatura è arrivata per un vizio formale che la commissione elettorale avrebbe dovuto comunicarci entro 48 ore dalla presentazione della lista poiché avremmo potuto sanarlo. È stato più un errore loro che nostro, crediamo di poter vincere il ricorso».

A DESTRA pure si dicono fiduciosi. In casa Prima Napoli la bocciatura era nell’aria. Un video di Repubblica immortala la consegna della lista fuori tempo massimo, sabato scorso, ma appena per un minuto: l’orologio marcatempo all’ingresso degli uffici comunali indica 12.01. «È pronto il ricorso: i nostri delegati erano già all’interno della struttura prima dello scadere del termine» hanno spiegato i coordinatori regionale e cittadino della Lega, Valentino Grant e Severino Nappi. Ma Grant poi ha ammesso: «Siamo arrivati alle 11.47, al massimo 48, poi tra procedure Covid e altro abbiamo fatto tardi. C’è stata una difficoltà con le municipalità: dalle 6 di mattina abbiamo dovuto richiamare tutti i candidati, circa 600, per rifirmare a causa dell’apparentamento con i presidenti delle municipalità».

È successo che il centrodestra si è spaccato: nei 10 parlamentini cittadini c’è un candidato presidente per le civiche che appoggiano Maresca e Forza Italia, un altro per Prima Napoli e Fratelli d’Italia. La Lega ha scelto di legarsi al treno di FdI, convinti che avrà un buon risultato elettorale mentre Fi ha scelto di cambiare la propria immagine (dopo anni di rapporti tesi con i tribunali) legandosi al carro del pm in aspettativa Maresca. E non è l’unico problema.

ANCHE IL PARTITO DI MELONI è alle prese con una guerra interna. L’ex consigliere regionale Pietro Diodato e l’attuale consigliere Marco Nonno sono venuti allo scontro fisico sabato mattina. Diodato ha ritirato la sua candidatura e quelle di un gruppo a lui fedele per rifugiarsi nella lista Catello Maresca. La conseguenza è stata rifare i documenti. «Eravamo dentro con una parte della documentazione – ha spiegato ieri lo stesso Maresca -, i coadiutori stavano portando il resto, si vede benissimo in tutti i video. Ci hanno impedito di portare la documentazione integrativa. Possiamo immaginare piccole lacune formali in una situazione di baraonda ma spero che la ragionevolezza prevalga».

I PROBLEMI FORMALI nascondono le fratture politiche. Sarà difficile per Matteo Salvini mettere la faccia in una campagna elettorale cominciata nascondendo il simbolo della Lega e proseguita con il ricorso al Tar per far ammettere la lista. Tutte grane che potrebbero portare alla resa dei conti con il coordinatore cittadino Severino Nappi, arrivato da Forza Italia.

Le acque sono agitate anche in FdI, con la faida tra Diodato e Nonno che rischia di finire con le denunce reciproche alla polizia. Meloni, poi, non ha gradito che il dirigente in fuga sia stato accolto nella civica di Maresca, con cui i rapporti non sono mai stati brillanti. Infine gli Azzurri: un pezzo di partito è scappato nel centrosinistra con la civica Azzurri per Napoli, un altro pezzo è andato da FdI. Una parte del gruppo dirigente attende l’esito delle elezioni per rimettere in discussione il coordinatore cittadino, Fulvio Martusciello.